Il “rischio zero” è morto: impariamo a nuotare nell’acqua più alta
Un fenomeno tipicamente monetario (l’abbassamento, fino a livelli negativi, dei tassi di interesse) ha portato alla scomparsa del «Bot people», ossia di quei risparmiatori che collocavano i risparmi in titoli di Stato, anche quando non ne erano consapevoli (perché si trovavano entro fondi di investimento).
Nel quadro attuale chi voglia guardare al futuro ha quindi smarrito le presunte certezze degli anni scorsi. E se da un lato si può provare a leggere la realtà finanziaria nei suoi tratti essenziali, ciò non basta a individuare una buona strategia per proteggere i capitali accantonati.
I dati da cui partire sono comunque elementari. L’Occidente, che continua a rappresentare il cuore dell’economia globale, in questi decenni è stato caratterizzato dal crescere dei debiti pubblici e da politiche monetarie espansive. In particolare, l’adozione di bassi tassi di interesse ha portato le banche commerciali a moltiplicare la moneta in circolazione e questo, per molti, dovrebbe sconsigliare dal collocare i risparmi sui mercati azionari.
Anche se da più parti si parla di deflazione (facendo riferimento all’abbassamento dell’indice generale dei prezzi), va infatti chiarito che i prezzi possono anche leggermente calare per effetto di due fenomeni distinti e concomitanti: l’aumento della massa monetaria, che genera prezzi più alti, e il massiccio arrivo di beni dai Paesi poveri, che invece genera un effetto opposto. Ma chi vuole investire deve soprattutto fissare la propria attenzione sulla manipolazione delle monete (dollaro, euro, yen ecc.) da parte delle banche centrali. Ed è questo che aiuta a comprendere, tra le altre cose, il successo di una moneta non di Stato quale è il bitcoin, il cui valore è più raddoppiato nel solo 2016.
In questo quadro, è saggio puntare su qualcosa di fisico. Un bene rifugio classico è l’oro, che però ha una caratteristica che lo rende in qualche modo pericoloso. In ragione delle regole che in passato prevedevano una copertura al 100%, una gran parte dell’oro è tuttora nelle mani delle banche centrali, e quindi il suo prezzo è facilmente condizionato da scelte politiche.
Un’alternativa potrebbe essere quella di comprare case o terreni. Se ci si dirige verso scenari inflazionistici, può avere senso indebitarsi e acquistare un’abitazione. Anche qui, però, c’è un problema, che gli italiani conoscono bene. Con Stati gravati da debiti in costante crescita, è probabile che i governi pongano rimedio al disastro della finanza pubblica colpendo le ricchezze meno mobili e meno nascoste. Non è un caso se, come Confedilizia non si stanca di ricordare, le tasse sulla casa da noi sono in continua crescita.
In questo quadro, chi può dovrebbe cercare di spostare i propri soldi su beni fisici collocati in società con limitato debito pubblico e bassa tassazione. Chi ha acquistato vent’anni fa un’abitazione a Praga o Sofia, ad esempio, ha moltiplicato i propri investimenti. Forse ogni ragionamento su dove mettere il proprio denaro dovrebbe partire da qui.
ILGIORNALE