Così spiavano l’Italia

francesco grignetti, edoardo izzo
roma

Avevano violato addirittura la casella privata di posta elettronica dell’ex premier Matteo Renzi, i due fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, personaggi ben conosciuti nel mondo finanziario romano, in realtà spregiudicati hacker, che sono finiti in manette ieri su ordine del gip Maria Paola Tomaselli. Ma è lungo e inquietante l’elenco dei personaggi della politica, dell’economia, delle istituzioni ai quali i due avevano inviato un virus informatico per carpire notizie riservate, dati sensibili, informazioni. Un’azione di dossieraggio in piena regola che è andata avanti per anni e di cui è ancora nebuloso lo scopo finale. C’era sicuramente molto spionaggio industriale ed economico, dietro questo hackeraggio massiccio. Ma anche il classico spionaggio politico.

 

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Come funzionava il virus

Il virus creato da Giulio Occhionero, ingegnere nucleare convertito all’alta finanza (risulta essere stato in affari con Monte dei Paschi, ma anche con il famigerato Salvatore Buzzi delle coop finite in Mafia Capitale, e in un progetto legato al porto di Taranto), era stato battezzato EyePyramid, Occhio della Piramide. Permetteva di clonare una casella di posta elettronica senza che il malcapitato se ne accorgesse, e così tutte le informazioni rubate finivano sui server che gli Occhionero avevano noleggiato negli Stati Uniti. Da quel momento in poi, con un semplice smartphone e un computer portatile, i due banchieri-hacker potevano seguire in tempo reale la corrispondenza dei vip intercettati. E che corrispondenza. Risulta infettata la posta elettronica di Renzi, dell’ex premier Mario Monti, del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, dell’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, dei parlamentari del centrodestra Ignazio La Russa, Daniele Capezzone, Fabrizio Cicchitto, Michela Vittoria Brambilla, Maurizio Scelli, Paolo Bonaiuti. Ma gli Occhionero intercettavano anche l’ex sindaco di Torino Piero Fassino, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, l’ex governatore della Campania Stefano Caldoro, i collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi e anche l’uomo che affiancava Tremonti nei tempi d’oro ossia l’ex capo di gabinetto Vincenzo Fortunato. Ed è un elenco solo parziale. Finora sono stati decrittati soltanto un centinaio di indirizzi sui 1800 hackerati.

 

La collaborazione con l’Fbi

Da ieri, tutti i loro impianti informatici sono sotto sequestro. È il risultato di un anno di indagini della Polizia Postale sotto la guida del pm romano Eugenio Albamonte, fine investigatore del cyber-crimine, in collaborazione con la Cyber Division dell’Fbi. Ci vorrà tempo per accertare quali e quanti dati sensibili siano stati in effetti illecitamente sottratti, ma è stato accertato che l’attività di spionaggio telematico si è protratta tra il 2010 e il 2016, che risultano 1793 file con indirizzo elettronico e password (presumibilmente il libro mastro degli intercettati) e quasi 18mila potenziali bersagli.

 

Il terzo indagato

I fratelli Occhionero, fermati ieri a Roma, certamente non hanno agito da soli, ma di complici al momento ne è stato individuato uno solo: un componente delle Forze dell’Ordine accusato di favoreggiamento. I due hacker si erano rivolti a lui per tentare di sabotare l’inchiesta. C’è però un inquietante precedente: il virus EyePyramid era stato individuato già nel luglio del 2011 nell’ambito della inchiesta sulla cosiddetta P4, inchiesta condotta dai pm napoletani Henry John Woodcock e Francesco Curcio. I pm avevano trovato traccia delle intercettazioni telematiche sul computer del faccendiere Luigi Bisignani (che oggi si è affrettato a smentire ogni coinvolgimento), e curiosamente tornano tutti i nomi di quell’inchiesta, sia nelle vesti di spie, sia in quelle di spiati. L’inchiesta P4, che è sfociata in condanne minime anche perché quella volta è mancata la collaborazione dall’altra sponda dell’Atlantico, era infatti incentrata su faide all’interno del centrodestra e dossieraggio ai danni di molti tra quelli che oggi si ritrovano tra gli intercettati dai fratelli Occhionero.

 

I legami con la massoneria

Nel frattempo, la frenetica attività di EyePyramid non è cessata. Sono cambiati i bersagli, però. I tentativi di accesso all’account privato di Renzi sarebbero avvenuti il 12 e il 30 giugno 2016. Il 23 giugno 2016 e il 9 luglio il tentativo di intrusione ha riguardato invece la mail di Mario Draghi e sempre a giugno dell’anno scorso quelle dell’ex ministro dell’Economia e direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni. Azioni di infiltrazione che la polizia postale ha potuto ricostruire in quanto da alcuni mesi era scattato l’allarme su EyePyramid. Un dirigente dell’Enav, insospettito dalla mail di uno studio legale con cui non aveva mai avuto contatti, aveva fatto scoprire il virus. Tra gli osservati da Occhio della Piramide ci sono anche centinaia di appartenenti a logge massoniche, archiviati sotto la sigla «Bros», fratelli. «Con la sigla Pobu (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale».

 

Cosa rischiano i fratelli

Rischiano grosso, ora, i due fratelli spioni. Sono stati contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo al sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche. La loro attività, secondo il Gip, «ha messo a rischio la sicurezza nazionale». Se fosse dimostrato che hanno avuto accesso a informazioni segrete, potrebbero essere anche accusati di spionaggio politico o militare ai danni dello Stato, reato che prevede non meno di 15 anni di reclusione.

LA STAMPA

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