Il grande fratello delle e-mail
Ti svegli un mattino e scopri che i vertici politici, economici, ecclesiali e militari del tuo Paese, oltre a una serie di cosiddetti vip, erano costantemente spiati.
Due signori, fratello ingegnere nucleare e sorella appassionata di maratona, molto conosciuti nel bel mondo romano e con tanto di tessera della massoneria, avevano messo su una centrale di intrusione informatica pare coi fiocchi. Attenzione. Lo spionaggio in sé è una delle attività più antiche del mondo, è parte importante del potere. Tanto che gli Stati stipendiano spie per carpire segreti altrui e si tutelano dalle spie altrui attraverso il controspionaggio. Tutti spiano tutti, e ci sta: Putin spia Obama, Obama spia la Merkel e Hollande, tanto per stare alla cronaca più recente. Ma questa è un’altra storia. Fino a che parliamo della Cia o dell’ex Kgb, capisco: hanno conoscenze avanzate, risorse illimitate e rispondono, in teoria, a presidenti eletti. Ma che la posta privata del presidente del Consiglio e del capo della Banca centrale europea sia violabile da due, se pur geniali, ragazzotti mette davvero paura.
Se tanto mi dà tanto, pensate cosa potrebbe fare ma forse già lo sta facendo – un ingegnere arruolato dall’Isis dal computer di casa sua. I casi sono tre. Il primo: si tratta di due pazzi egocentrici in cerca di emozioni forti (escluderei). Il secondo: si tratta di due ricattatori che raccoglievano segreti privati, magari imbarazzanti, per poi rivenderli alle vittime stesse o a terzi interessati, magari su ordinazione (al momento non risulta). Il terzo: siamo di fronte alla cellula di una vera rete spionistica nazionale o internazionale. La verità, forse, la scopriremo nei prossimi giorni ma una cosa è certa: la sicurezza dello Stato e di altre istituzioni è gravemente lesa. Che si tratti di novelli Fabrizio Corona interessati per lucro al gossip privato o di pezzi deviati dei servizi segreti, da questo punto di vista poco cambia. E forse oggi si capisce l’ossessione di Renzi di controllare con il suo uomo più fidato, Luca Lotti, la sicurezza informatica di Palazzo Chigi. A naso, spero di sbagliarmi, stiamo per scoperchiare un pentolone dal quale usciranno a lungo vapori nauseabondi, quelli del marcio che si annida nel Paese.
IL GIORNALE
This entry was posted on mercoledì, Gennaio 11th, 2017 at 17:47 and is filed under Editoriali - Opinioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.