Fca, agenzia Usa accusa il gruppo: “Truccati i dati delle emissioni”. Frana il mito Marchionne
Frana sotto le accuse dell’Agenzia americana per la protezione ambientale il mito Marchionne. La triplice batosta innescata dall’inchiesta sul nuovo “dieselgate” mina l’immagine del manager infallibile che ha finora accompagnato l’ad di Fiat Chrysler Automobiles. In un colpo solo, Marchionne si trova a dover gestire tre enormi problemi: una multa potenziale di 4,63 miliardi di dollari, un tonfo in Borsa e l’ammissione che l’indagine aperta dall’Epa avrà “senza dubbi” un impatto negativo sulle vendite. Di fronte alla frana, l’ad reagisce con rabbia: la moralità della condotta di Fca “non è da discutere”, “questo atteggiamento moralista verso le case automobilistiche mi rompe veramente l’anima”, dichiara in conferenza stampa, avanzando il dubbio di essere vittima di una “guerra politica tra l’amministrazione uscente e quella entrante”.
Le accuse
Gli Stati Uniti accusano Fca di violazione delle norme sulle emissioni per le auto diesel, con l’uso di un software illegale per aggirare i test. Accuse per le quali rischia una sanzione fino a 4,63 miliardi di dollari. Immediata la reazione del titolo Fca, che affonda a Piazza Affari e Wall Street, arrivando a perdere fino al 18%. La casa automobilistica si difende, spiegando di rispettare le regole e dicendosi pronta a collaborare. Il caso Fca “non ha nulla in comune con Volkswagen”, afferma Marchionne.
A pochi giorni dall’addio dell’amministrazione Obama e a poche ore dal patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari con Volkswagen per il dieselgate, l’Agenzia per la protezione ambientale americana punta il dito contro Fca, accusandola di aver usato un software per aggirare i test sulle emissioni diesel, consentendo così emissioni superiori ai limiti su circa 104.000 auto. Nel mirino delle autorità americane ci sono i Jeep Grand Cherokee e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel.
La risposta di Fiat Chrysler Automobiles e il sospetto ‘politico’ di Marchionne
Fca si difende dalle accuse: dicendosi “delusa” per l’uscita pubblica dell’Epa, spiega che i suoi “sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili”. La società si impegna a collaborare con l’Epa e con la prossima amministrazione per presentare il proprio caso. Marchionne difende a spada tratta Fca: non c’è nessuno software illegale, e “per quanto conosco questa società, posso dire che nessuno è così stupido” da cercare di montare un software illegale. Poi rassicura: “sopravvivremo anche se saremo multati fino a 4,6 miliardi di dollari”.
In conferenza stampa l’ad di Fca ammette però che “un impatto negativo sulle vendite” inevitabilmente ci sarà. E solleva dubbi sulla “strana tempistica di un’amministrazione in scadenza”. “Spero – afferma – che non sia una conseguenza di una guerra politica fra l’amministrazione uscente e quella entrante”. Quello dell’Agenzia per la protezione ambientale – attacca Marchionne – è il “comportamento di un’agenzia che perderà efficacia”. E ancora: la moralità della condotta di Fca “non è da discutere” ed è piuttosto l’Epa ad avere un “atteggiamento moralista”. “Questo atteggiamento moralista verso le case automobilistiche mi rompe veramente l’anima […], in questa azienda nessuna persona ha cercato di aggirare niente. Questa caratterizzazione di Fca come azienda che manca di moralità è la cosa più ingiusta da dire, mi sono veramente incavolato”. “La nostra moralità non è da discutere, può essere l’Epa o il presidente degli Stati Uniti, non me ne frega assolutamente niente”.
La possibile sanzione
Le violazioni di cui Fca è accusata implicano una sanzione fino a 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari. “Non comunicare” l’esistenza di un “software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo”, afferma l’Agenzia in una nota. “Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole”, aggiungono le autorità americane, secondo le quali il software usato da Fca ha molte somiglianze con quello di Volkswagen. Mentre le indagini proseguono, aggiungono le autorità americane, Fca non ha finora offerto una spiegazione accettabile su come i dispositivi siano conformi alla legge.
Il tonfo in Borsa
Intanto il titolo Fca affonda in Borsa. A Wall Street il titolo Fca ha perso l’11,8 per cento mentre a Milano ha perso il 16,1%. Gli analisti invitano alla cautela. La reazione del titolo Fca alle accuse “sembra esagerata”, soprattutto perché la controversia è alle battute iniziali e non ci sono i dati di un potenziale impatto finanziario, afferma John Murphy, analista di Bank of America.
Una multa da 4 miliardi sarebbe nella parte alta della forchetta che può essere valutata e ogni eventuale risoluzione dovrebbe costare meno a Fca, aggiunge Murphy. Michelle Krebs, analista di AutoTrader, mette in guardia sul fatto che “dobbiamo fare attenzione a non saltare a conclusioni sul fatto fatto che il caso Fca è lo stesso di Volkswagen”.
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