Navi russe davanti alla Cirenaica: così Putin irrompe sulla scena

francesco grignetti
roma

Stavolta è una voce pesante, di quelle che non si possono archiviare con facilità, e che invita al-Sarraj e il suo antagonista Haftar a un «dialogo» tra pari, di fatto una equiparazione che Tripoli non accetta. Il presidente francese François Hollande, ieri, parlando al corpo diplomatico nel suo ultimo discorso da inquilino dell’Eliseo, ha espresso una posizione che forse non era mai venuta così platealmente allo scoperto: «Sosteniamo il premier incaricato dalle Nazioni Unite, al-Sarraj, e invitiamo al dialogo le parti in Libia. Lo invitiamo al dialogo con il generale Khalifa Haftar». Solo dal dialogo tra questi due uomini potrà ripartire la stabilizzazione, è il ragionamento ormai ufficializzato dei francesi. Che però non è quello italiano, né quello delle Nazioni Unite.

 Viene fuori così una frattura che finora era rimasta sottotraccia. E resta sospesa nel nulla la grandissima irritazione italiana, attribuita dall’Ansa a «fonti vicino al dossier». E dunque: «Il sedicente “governo” di Tobruk guidato da Al Thani non è un’entità riconosciuta dalla comunità internazionale e mira solo a creare tensioni attraverso “strumentalizzazioni” che i media possano montare. L’unica autorità legittima e riconosciuta in Libia è il Consiglio Presidenziale insediato a Tripoli sotto la guida del premier Fayez al-Sarraj, sostenuto dall’Onu».

 

Di fronte alla crisi della Libia, insomma, il nostro governo resta fermo nell’appoggio ad al-Serraj (creando pure qualche dissenso in Parlamento, si vedano le prese di posizione dei grillini o del leghista Alessandro Pagano). Ma la storia corre veloce, e non soltanto a Tripoli. Nel giro di pochi giorni, l’uomo forte della Cirenaica ha incassato assist eccezionali. Sono venuti allo scoperto due tra i suoi principali sponsor (il terzo, come è noto, è l’Egitto) che finora erano rimasti in ombra: la Francia con il discorso presidenziale agli ambasciatori e la Russia con un minuetto diplomatico-militare che vale più di tante parole.

 

Dopo essere stato ospite di Putin nei mesi scorsi a Mosca, infatti, qualche giorno fa Haftar è salito in pompa magna sulla portaerei russa Ammiraglio Kuznetsov, reduce dai bombardamenti sulla Siria. Con lui c’erano i comandanti dell’esercito e dell’aviazione di Tobruk, i generali Abdul Razzak Al Nazhuri e Saqr Adam Geroushi. Sulla tolda della portaerei hanno assistito compiaciuti a decolli e appontaggi. Di seguito Haftar ha parlato in videoconferenza con il ministro russo della Difesa e poi ha firmato alcuni documenti davanti alle telecamere – prontamente girati sul web – che sono i prodromi di una alleanza che cambia le carte in tavola. Da ieri, infatti, dalle parti di Tobruk si annuncia che sarebbero stati offerti alla Russia le basi navali di Tobruk e di Bengasi.

 

La mossa ovviamente non è sfuggita all’intelligence e alla Difesa italiana. Trovarsi la marineria russa proprio di fronte le nostre coste cambia e parecchio lo scenario strategico-militare per i decenni a venire. Anche Malta, peraltro, che si trova ancor più vicina di noi a quelle coste, mostra il suo disagio. Il ministro degli Esteri, George Vella, ieri ha dichiarato: «Non sono sereno». Di più non ha avuto il coraggio di dire.

 

Forse i giochi sono già conclusi. La squadra navale russa è entrata nelle acque della Cirenaica, ha emesso addirittura un Notam per avvertire i voli civili libici di non sorvolare le sue navi per motivi di sicurezza, e tutto questo è stato motivo di vanto per il sedicente governo di Tobruk mentre il premier al-Sarraj resta confinato a Tunisi, dimostrando la fragilità del suo governo, pur benedetto dalle Nazioni Unite.

LA STAMPA

 

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