Berlino a Fca: ritirate 500x e Renegade. Il ministro Delrio: non prendiamo ordini

di Raffaella Polato

A questo punto, lo scontro è apertamente tra governi. Con l’Unione europea che, chiamata fin dall’estate scorsa a una mediazione, sembra prendere le parti di Berlino e nei confronti di Roma minaccia, ora, di aprire addirittura una procedura d’infrazione.

Accuse al ministero dei Trasporti

Il vero bersaglio della Germania, patria di quella Volkswagen che ha ammesso di aver truccato i dati sulle emissioni inquinanti e perciò è stata condannata negli Stati Uniti, è chiaramente Fiat Chrysler Automobiles. Che oggi è a sua volta sotto inchiesta negli Stati Uniti. Ma quando, ieri, il ministro tedesco dei Trasporti Alexander Dobrindt ha alzato ancora il tiro, chiedendo all’Europa di «garantire il richiamo» di tre modelli Fca — 500X, Jeep Renegade e Fiat Doblò, questi ultimi mai comparsi prima nel dossier contro il Lingotto — è apparso evidente che l’attacco andava ormai oltre.

È una bomba scaricata dritta dritta sul governo italiano, quella di Dobrindt, con accuse che pesano quasi quanto quelle lanciate verso Fca. Perché in Europa sono i singoli governi a rilasciare le omologazioni alle «loro» case automobilistiche. Quelle omologazioni, poi, valgono in tutta l’Unione. Affermare, come insiste Dobrindt, che «c’è un meccanismo illegale» sulle vetture Fiat Chrysler «e l’abbiamo rilevato noi», significa sollevare più che un sospetto: significa dire che il ministero dei Trasporti italiano è incompetente o, peggio, che copre consapevolmente il presunto dolo di Fca.

Il rilancio di Bruxelles

Per questo già nel weekend Graziano Delrio e Carlo Calenda erano stati durissimi. Il titolare del Trasporti: «Accuse irricevibili». Quello dell’Industria: «La Germania pensi a Volkswagen». Ieri, dose rincarata. Con un messaggio anche per la Ue che, sulla scia di Dobrindt, ha rilanciato l’avvertimento: Bruxelles «attende dal 2 settembre risposte convincenti», se non arriveranno «in tempi brevi» scatterà la procedura d’infrazione.
La replica il governo la affida a Delrio. È netta. Sul merito: «Non ci sono dispositivi illegali dimostrati. Dai test i veicoli Fca, compresa la 500X, risultano conformi». Sulla forma: «Come noi non abbiamo detto niente su Volkswagen, dobbiamo richiedere ed esigere la regola del rispetto. Non si danno ordini a un Paese sovrano, non accettiamo imposizioni per le campagne elettorali altrui».

E Padoan tenta di «raffreddare»

Sui tempi, e sulle accuse che la Ue pare aver fatto proprie: «I tedeschi hanno chiesto i dati, e noi li stiamo fornendo alla commissione di mediazione nella massima trasparenza. L’Italia sta lealmente collaborando, non è stato disdetto alcun appuntamento». È quindi lui, il ministro, a chiedere chiarimenti alla Ue, con una lettera alla commissaria all’Industria Elzbieta Bienkowska.
Le posizioni di Delrio «sono assolutamente giuste», rafforza in serata il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che per altri aspetti prova a raffreddare: «Non vedo elementi di scontro con la Germania, che ha avuto un caso simile». Si capirà di più domani, dall’incontro tra Paolo Gentiloni e Angela Merkel. A Berlino descrivono la Cancelliera non proprio in sintonia con Dobrindt. Ma, finora, non si è fatta sentire.

CORRIERE.IT

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