Ne resteranno soltanto due
Duello a distanza ieri, dalle pagine dei giornali, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Il primo, su La Repubblica, ammette per la prima volta di aver sbagliato tanto in pensieri, parole ed opere e annuncia che il Renzi «due» sarà ben diverso, nella forma e nella sostanza, dal Renzi «uno». Il secondo conferma, come era nell’aria e come ben sapeva chi lo conosce, di non avere nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata e, anzi, se sarà possibile, di candidarsi come leader alle prossime elezioni.
Lo dico con rispetto agli altri protagonisti di centrodestra e di centrosinistra che ogni giorno si sbattono per conquistare spazi di visibilità e di agibilità politica: cari signori, non ce n’è per nessuno. Questi due sono, nei loro campi, avanti anni luce nella visione, nel tempismo e nella tattica. Si detestano cordialmente, sono in competizione costante, ma si rispettano e si riconoscono come unica controparte.
Il duello è da alta classifica di serie A, non da modesta zona Uefa o da triste lotta per non retrocedere. E una volta, non molto tempo fa, avremmo detto che solo uno dei due sarebbe arrivato vivo alla meta. Potrei sbagliarmi, ma oggi non sono più certo che sarà necessariamente così. Può essere infatti – ma la partita è soltanto all’inizio – che, se dalle prossime elezioni non dovesse uscire un vincitore netto, l’idea di governare insieme sia una possibilità che entrambi non auspicano ma lasciano aperta, come si intuisce anche leggendo tra le righe le due interviste di ieri, tanto che per Renzi il «voto subito» non è più la priorità assoluta.
La questione è molto complessa e ha il suo punto di debolezza nell’affidabilità politica e personale di Renzi purtroppo sperimentata all’epoca del Nazareno, dell’elezione del capo dello Stato e della riforma elettorale. Non so neppure se Renzi e Berlusconi lascino intravvedere questa pazza idea, che è cosa ben diversa dal classico inciucio, per portare a miti consigli alleati e compagni di viaggio bizzosi e pretenziosi oltre misura o se davvero nella loro visione ci sia posto, in ultima istanza, per una grande coalizione ripulita da estremismi, per intenderci alla tedesca. Certo è che il vecchio schema «morte tua, vita mia», non è più l’unico sul tappeto.
IL GIORNALE