Il finto atollo dei vip: investimenti per 20 milioni, ma era una truffa E Bocelli collabora alle indagini
La truffa era ben congegnata. Il promotore finanziario recitava la sua parte così: «C’è un paradiso nei Caraibi, si tratta di un atollo, nel Belize, dove sarà costruito un resort di lusso a 8 stelle. L’affare è di gran classe, signori, ci metteranno i loro soldi anche le star di Hollywood John Travolta e il cantante Andrea Bocelli».
Base a Lugano
Quei vip, dicevano i promotori, bastava guardarli nelle foto, su internet, ritratti con il manager che stava conducendo il progetto: Domenico Giannini, 55 anni, esperto di finanza, con una corte di 40 agenti alle sue dipendenze e tante amicizie. L’investimento sembrava sicuro, gestito da una società con base a Lugano. Venivano offerte varie tipologie di soluzioni abitative, si presentava una falsa perizia di stima del valore del resort. E il resto, come sempre in questi casi, era tutta questione di savoir-faire. A conti fatti sembrava l’affare del secolo, quello proposto da Giannini, il manager venuto dalla Calabria. Aveva installato il suo ufficio a Gallarate, città dalla quale aveva cominciato a proporre un vago investimento alle Bahamas. Salvo poi emigrare a Lugano, dove aveva costituito la Dgh Sagl, azienda che stava dietro il progetto del resort nel Belize dal nome suggestivo: «Blue hole». Dopo una lunga indagine, la guardia di finanza di Varese e il pm Luigi Furno della procura di Busto Arsizio hanno scoperto che non solo era tutto falso, ma che i soldi spillati agli investitori servivano anche ad effettuare dell’autoriciclaggio tra Svizzera, Londra, Bahamas, e Lussemburgo prima di finire nelle tasche dei venditori. Il tutto era gestito con diverse società strumentali alla truffa, tra cui la Nexus Investment spa di Bergamo. A qualcuno, però, l’investimento aveva inizialmente dato rendimenti, ma solo perché la riffa era stata progettata come una sorta di catena di Sant’Antonio. E cioè, ai primi sottoscrittori venivano date, nel tempo, le quote di quelli che avevano versato i soldi dopo di loro. E così via, almeno fino a quando il gioco ha retto. Tuttavia dell’investimento vero e proprio non c’era traccia, anche perché l’atollo del Belize non è per nulla edificabile. Ha un vincolo ambientale praticamente assoluto.
I soci illustri
Di più, Andrea Bocelli non ha mai avuto alcuna intenzione di entrare in società con Giannini. E nemmeno John Travolta, a quanto pare, nonostante il suo nome e quello della moglie, l’attrice Kelly Preston, venisse mostrato in uno dei prospetti che a Lugano i promotori furbastri consegnavano agli ignari clienti. Erano solo indicati come soci del futuro resort, per illudere ancora di più la gente. Con lo stesso obiettivo si abusava di diciture quali «Other Hollywood stars» per allettare il cliente.
L’equivoco
L’equivoco dei vip è stato facilmente spiegato dalla guardia di finanza: Bocelli e Travolta avevano partecipato a una cena, nel 2014, al Festival di Cannes, in cui era presente anche Domenico Giannini, per tramite di Oscar Generale, noto come «agente delle star». Quest’ultimo appare un contatto di Giannini, ma non è coinvolto nella truffa. Sarebbe stato anch’egli raggirato. E così, millantando un futuro di belle spiagge, gente famosa, tanti soldi, la rete «acchiappa soldi» ha fatto le sue vittime. All’amo hanno abboccato oltre 200 privati, risparmiatori e investitori. Hanno impegnato almeno 20 milioni di euro per un progetto immobiliare ribattezzato «Puerto Azul».
L’estorsione
I finanzieri hanno scoperto molte cose, in quella lista dei truffati: alcuni soldi sono stati estorti a un novantenne facendogli apporre firme false sul prospetto di sottoscrizione dell’affare. Più delicato invece il capitolo degli evasori fiscali: è chiaro che investire soldi in Svizzera, facendoli transitare per mezzo mondo, era un boccone appetitoso per chi non voleva consegnarli al fisco italiano. Ci sono cascati anche imprenditori della penisola e uno di loro ha investito 6 milioni e mezzo di euro evasi al fisco, ma è rimasto intrappolato nella vicenda. Che peraltro non aveva minimamente denunciato.
Sette in cella
Le persone coinvolte sono sette: cinque sono finite in carcere, due ai domiciliari. I capi sono Domenico Giannini e Fabio La Rosa, 42 anni, broker finanziario e impresario residente a Santo Domingo, con doppia cittadinanza italiana e americana. Tra gli indagati vi sono anche ex direttori di banca, avvocati, i gestori di un Sicav lussemburghese e molti promotori finanziari: sono finiti in manette Olimpio Aloisi, Claudio Bocchia, Roberto Giammarco, che insieme ad altri si erano dedicati, nel tempo, alla raccolta di denaro sul territorio italiano, tra Lombardia, Toscana, Piemonte, Veneto, Liguria, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania e in Svizzera. Nelle rete anche due promotori finanziari di Banca Fideuram, che all’insaputa dell’istituto distraevano fondi per girarli all’affare del Belize. Sono stati sequestrati beni immobili per 18 milioni di euro, 26 appartamenti, 27 terreni, quote societarie di dieci imprese, sei auto e 18 conti correnti. I reati contestati sono diversi: truffa aggravata, riciclaggio, autoriciclaggio, attività bancaria abusiva, raccolta abusiva del risparmio, ostacolo alle funzioni di vigilanza, appropriazione indebita, falso in atti e sostituzione di persona, circonvenzione di incapace.
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