Tre musulmani assaltarono la sinagoga ma per il giudice non sono da condannare
L’islam in Europa non è solo un problema di numeri, di squilibri demografici e potenziali conflitti sociali; è sopratutto un problema di mutamento dei nostri comportamenti, di accettazione di una sottomissione alla loro visione del mondo.
Per capirlo non bastano i tribunali della Sharia in Gran Bretagna, le scuole coraniche a Parigi o i quartieri integralisti ad Amsterdam; non servono neanche gli imam che predicano odio contro di noi nelle moschee che facciamo loro costruire con i soldi di quei regimi del Golfo intolleranti e oscurantisti che con un mano fanno affari con noi e con l’altra finanziano il terrorismo che ci uccide. A farci ricordare dove stiamo arrivando basta un giudice federale tedesco.
A Wuppertal, cittadina della Renania di 400.000 abitanti, il tribunale regionale ha deciso che tre musulmani tedeschi che nel 2014 assaltarono a colpi di molotov la sinagoga della città, non possono essere condannati per antisemitismo perché il loro attacco è stato solo una critica verso la politica di Israele.
Confermando quanto già deciso in primo grado, il giudice ha detto che i tre volevano soltanto attirare l’attenzione sul conflitto di Gaza che in quei mesi accendeva il Medio Oriente. D’altro canto il tribunale ha aggiunto come attenuante che i tre erano ubriachi e non ci sono stati feriti nell’attentato. L’idea che assaltare un luogo di culto possa avere una giustificazione politica e non sia una manifestazione di odio ideologico verso quella religione e i loro fedeli, è un’aberrazione che accomuna la giustizia tedesca a quella dei paesi musulmani dove le violenze contro i cristiani e le altre minoranze religiose sono all’ordine del giorno.
Ovviamente se al contrario, fosse stata assaltata una moschea, siamo convinti che l’aggravante del reato di islamofobia sarebbe stata applicata. Cosa c’entrino poi gli ebrei di Wuppertal con la guerra in Medio Oriente, questo i giudici tedeschi non lo dicono.
I magistrati di Wuppertal non sono nuovi a prese di posizione in difesa dell’intolleranza islamista in Germania. Sempre lo stesso tribunale, qualche mese fa, ha decretato che le ronde di «Polizia della Sharia» che pattugliavano la città per imporre il rispetto della Legge islamica ai cittadini tedeschi mussulmani, fossero lecite. E il fatto che il gruppo fosse stato creato da un noto predicatore salafita, Abu Adam, in realtà un tedesco convertito di nome Sven Lau conosciuto in Germania per il suoi legami con gruppi islamisti, non ha minimamente intaccato le certezze dei giudici.
Ecco tutto questo nella Germania della Merkel e del milione e mezzo di profughi dove più della metà degli islamici vuole adottare la legge coranica al posto dello Stato di Diritto; dove aumentano i casi di poligamia e matrimoni tra bambini; dove i reati commessi dagli immigrati mussulmani nei primi sei mesi del 2016 sono aumentati del 40%.
IL GIORNALE