Trump ridisegna gli scenari: così da oggi cambia il mondo
Da oggi cambia il mondo con Donald Trump alla Casa Bianca.
La prima inversione ad U rispetto all’amministrazione Obama sarà ribaltare il clima da guerra fredda con la Russia.
Lo «zar» Vladimir Putin e The Donald non è un segreto che si piacciono. Washington potrebbe trovare un’intesa forte con Mosca sulla base della comune lotta al terrorismo. Il nuovo presidente ha sempre detto di voler mandare lo Stato islamico all’inferno a suon di bombe. I russi, dagli ultimi giorni assieme ai turchi, lo stanno già facendo con le bandiere nere in Siria. Gli americani potrebbero unire le forze per spazzare via definitivamente il Califfato. Il teorico della grande alleanza per far fuori il terrorismo è il consigliere per la sicurezza nazionale, il generale a riposo Michael Flynn. Il Cremlino vuole in cambio la cancellazione delle sanzioni per l’annessione della Crimea. A Trump frega quasi nulla dell’Ucraina e poco di più delle paure dei Paesi baltici e dell’Est Europa che temono l’orso russo. Al nuovo presidente interessa di più riformare la Nato bollata come «obsoleta», almeno dal punto di vista dell’impegno in termini di uomini, mezzi e soldi troppo sulle spalle degli Usa rispetto agli alleati europei. Il compito di archiviare il clima da guerra fredda con Mosca spetterà al segretario di Stato, Rex Tillerson, che ha sempre avuto ottimi rapporti con Putin.
L’Unione Europea sarà snobbata da Trump, che vede di buon occhio la Brexit ed è stato accolto con un’ovazione dai populisti del vecchio continente.
Il terreno di scontro più ardito sarà l’Asia con il braccio di ferro già avviato con Pechino. Le minacce di nuovi dazi per i prodotti cinesi e la telefonata post elezione con la presidente di Taiwan, che ha fatto infuriare i mandarini comunisti, sono solo degli assaggi. I due missili balistici, che possono portare testate nucleari, alzati sulle rampe dal regime stalinista della Corea del Nord per «salutare» l’insediamento di Trump, fanno il solletico alla Casa Bianca decisa a mostrare i muscoli con la sua flotta nel Pacifico. Musica per le orecchie di James Mattis, segretario della Difesa, soprannominato «cane pazzo» quando comandava i marines.
Se il mondo non sarà più come prima, il Medio Oriente rischia un terremoto con il ciclone Trump. L’ex generale Mattis e il nuovo capo della Cia, Mike Pompeo, hanno il dente avvelenato con l’Iran. L’idea di Trump di rinegoziare l’accordo sul nucleare, considerato troppo blando, dovrà fare i conti con il ruolo dei Pasdaran e delle milizie sciite, che combattono anche per noi le bandiere nere in Iraq e Siria. Se il presidente sposterà l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, come ha fatto trapelare, i palestinesi scateneranno una nuova intifada.
L’America Latina, a cominciare dal Messico, è già allarmata dalla linea dura di Trump nell’ex cortile di casa degli Stati Uniti, ma più di altri sarà il regime castrista a doversi preoccupare. Le aperture del presidente Obama su Cuba vengono considerate un mezzo tradimento. Il miliardario sbarcato alla Casa Bianca ha già chiarito che vuole in cambio dall’isola ribelle passi veri e concreti verso la libertà e la democrazia.
Trump più che isolazionista è unilaterale e protezionista in nome dello slogan che lo ha fatto vincere le elezioni: «Make America great again» (di nuovo grande). Per questo considera le Nazioni Unite «un club per gente che si ritrova, chiacchiera e si diverte», ma da oggi cambia il mondo.
IL GIORNALE