Trump giura: “Restituiamo il potere al popolo”
«Questo momento è il vostro momento, appartiene a voi». Così Donald Trump, dopo aver giurato sulla Bibbia di Abramo Lincoln nella veste di 45 esimo presidente degli Stati Uniti, condivide col popolo americano la giornata più importante della sua vita, quella che gli consegna le chiavi della Casa Bianca. E la leadership del Paese, una leadership rivoluzionaria, almeno a dar retta al tenore del discorso pronunciato sulla scalinata di Capitol Hill dal nuovo Commander-in-chief.
«Questo non è il passaggio di consegne da un’amministrazione all’altra ma è la restituzione del potere da parte di Washington a voi, il popolo – dice Trump – Questo giorno, il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno in cui la gente è tornata ad essere il vero legislatore di questo Paese».
Il presidente in carica spiega che una nazione esiste perché fa gli interessi dei suoi cittadini e questo principio sarà al centro della sua amministrazione, così come non lo è stato negli ultimi decenni. «L’establishment finora ha protetto solo se stesso, non i cittadini di questo Paese. Le vittorie di Washington non sono state le vostre, le loro celebrazioni poco avevano a che fare con le famiglie che faticavano ad andare avanti», dice Trump.
Il vice Mike Pence applaude, Obama lo guarda fisso, non muove un ciglio, il volto di gesso. «Questo è il vostro giorno questa è la vostra celebrazione e questo è il vostro Paese, gli Stati Uniti d’America, non permetterò a nessuno di voi di rimanere indietro e lo farò sino a quando esalerò l’ultimo respiro». Intanto, fuori si registrano scontri e manifestazioni, con vetrine rotte e cariche di polizia: secondo fonti di stampa, ci sarebbero stati 90 arresti.
Trump non parla di programmi, anche perché per lui vale il principio che poco si deve sapere in anticipo di cosa farà o gli avversari ne approfitteranno, bisogna agire, dal primo giorno. E bisogna farlo secondo la nuova visione che governerà la nostra terra, “Only America first, America first”, e che questo principio «venga sentito qui, in ogni capitale e in ogni angolo del mondo». Un principio che dal punto di vista economico si declina con due semplice regole: «Compra americano e assumi americani».
«Costruiremo nuove strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti in ogni angolo del nostro Paese, lo faremo in grande di nuovo perché questo è il diritto di ogni nazione, mettere i propri interessi prima». Poi un messaggio rivolto alle famiglie: «Droga, delinquenza e stenti si sono portati via troppe vite, troppi ragazzi, tutto questo non accadrà più». Assicura che non ci sarà più spazio: «Non accetteremo più politici che parlano e non fanno che si lamentano sempre ma non agiscono per migliorare le cose» e promette: «Cancelleremo il radicalismo islamico dalla faccia delle Terra».
Il decisionismo di Trump, promesso dal “day first”, è certificato dai sottopancia dei network americani che annunciano la firma immediata di ordini esecutivi da parte di Trump. I primi sono quelli protocollari che firma poco dopo, contornato dalla sua famiglia a partire dai più piccini, tutti schierati accanto a lui. Mentre gli Obama a bordo del Marine One volano verso la base aerea di St. Andrews per un ultimo saluto al loro staff, ultimo atto prima della vacanza “in borghese” in California. Torneranno quando a Washington la nuova era avrà già iniziato a fare il suo corso, l’era del primo presidente non politico della storia americana, preludio di una rivoluzione (pacifica) annunciata che lo stesso Trump racchiude nell’ultimo saluto rivolto al suo popolo prima di entrare al 1600 di Pennsylvania Avenue: «Pensate in grande, sognate ancora più in grande».