I venti Comuni che restano isolati Gentiloni stanzia trenta milioni

Almeno venti Comuni ancora isolati, intere aree dove manca la luce e l’acqua. Strade ostruite che non consentono di raggiungere chi è in difficoltà. È ancora drammatica la situazione nel centro Italia, con una particolare emergenza nelle Marche e soprattutto in Abruzzo. Sono 8.000 gli uomini in campo, tra loro anche 3.000 militari. Mentre il governo dichiara un nuovo stato di emergenza, amplia l’area degli interventi e stanzia 30 milioni di euro per le prime urgenze, la macchina dei soccorsi cerca di fare fronte a tutte le necessità. I problemi sono ancora moltissimi, gravi i ritardi soprattutto per quanto riguarda il ripristino delle forniture ai cittadini. Una situazione drammatica che rischia di aggravarsi nelle prossime ore in quelle zone dove sono previste altre nevicate. Non a caso si è deciso di mobilitare mezzi anche da altre Regioni, soprattutto del sud e tenere in allerta altri contingenti dell’esercito. Anche perché è tornato a salire il numero degli sfollati che adesso supera le 11 mila persone.

Gentiloni e l’Ue «Abbiamo provveduto alle richieste arrivate in questi due giorni, serviranno altri miliardi di euro», chiarisce in serata il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Respinge gli attacchi dei partiti delle opposizioni sulle «carenze» negli interventi perché «questa Italia sofferente ha bisogno non di un Paese avvelenato o rissoso ma di un Paese unito solidale e che dà certezze per il futuro». Ma sa che il cammino per il ritorno alla normalità è ancora lungo anche tenendo conto di quanto ha confermato ieri sera il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio: «In questa giornata alcuni Comuni hanno emesso ordinanze di evacuazione totali o parziali del proprio territorio a causa del rischio valanghe». Non a caso lancia un avvertimento preciso all’Ue: «Sono convinto che l’Europa capirà l’eccezionalità della situazione. L’Europa consente in circostanze eccezionali di avere un atteggiamento flessibile. Più eccezionale di così è difficile pensarlo: quando hai una nevicata che è stata la più intensa degli ultimi 45 anni in quelle Regioni, e al culmine di quella nevicata hai quelle scosse di terremoto».

I Comuni isolati È drammatica la situazione dei paesi in provincia di Ascoli Piceno (Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Roccafluvione, Rotella, Folignano), ma anche a Sarnano in provincia di Macerata e poi in provincia di Teramo: Bisenti, Castelli, Crognaleto, Cortino, Fano Adriano, Isola Gran Sasso, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Valle Castellana. In Abruzzo ci sono ancora 56 mila utenze che non funzionano, 3 mila nelle Marche. Le strade statali sono state tutte riaperte, tranne la 80 dove c’è un tratto ostruito da una frana, ma la vera difficoltà riguarda i collegamenti con i paesi perché gli accessi sono nella maggio parte ostruiti e i mezzi non riescono a fare fronte all’emergenza. A Ussita, uno dei centri maggiormente colpiti dal sisma dello scorso agosto, il vicesindaco Massimo Valentini accusa: «Abbiamo atteso due giorni per avere la turbina che ci serviva a raggiungere Frontignano e ieri quando è arrivata eravamo felici. Peccato che fosse senza catene, quindi inutile».

Gli 11.500 sfollati Torna a salire il numero delle persone rimaste senza casa dopo le tre scosse di mercoledì scorso. Secondo il bilancio della Protezione Civile che si occupa dell’assistenza sono 11.426: 6.973 nelle Marche, 2.057 in Umbria, 587 nel Lazio e 1.809 in Abruzzo. In Abruzzo l’ultimo sisma ne ha lasciato senza dimora 803, nelle Marche 458, nel Lazio 89 e 64 in Umbria. Quasi 9.100 sono ospitate in alberghi e residence, 450 nei container, prefabbricati e camper. Altri 1.900 nei palazzetti dello sport e nelle altre strutture trasformate in una sorta di ostelli proprio per provvedere all’assistenza di chi non ha voluto lasciare il proprio territorio. A L’Aquila sono state inviate 600 brandine da sistemare in centri di raccolta dove si sono radunati i cittadini che hanno paura a rientrare nelle proprie case dopo le ultime scosse, oppure che non hanno fornitura di acqua e luce.

CORRIERE.IT

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