L’Italia tagliata in due dal maltempo, un fenomeno che peggiora ogni anno
Siccità al Nord Italia, grandi piogge al Meridione: un divario di per sé normale in inverno per la climatologia mediterranea, ma che quest’anno è particolarmente accentuato.
Per tutto il periodo natalizio le Alpi centro-orientali sono rimaste spoglie di neve fino a quote di 2500 metri e oltre, e solo il 13 gennaio ne è giunta una spruzzata. Una penuria simile si era già vissuta un anno fa, quando il livello del Po era sceso vicino ai minimi storici. Stavolta è andata meglio solo all’estremo Nord-Ovest, ma a prezzo della rovinosa alluvione del 24-25 novembre 2016 in Piemonte e Liguria di Ponente, cui è seguita un’unica altra precipitazione rilevante il 19-20 dicembre, grazie alla quale i comprensori sciistici dalle Alpi Marittime all’Ossola si sono imbiancati appena in tempo per il Natale. In quasi tre mesi Torino ha dunque ricevuto una quantità d’acqua di 224 mm, superiore alla norma del 50 per cento, ma negli ultimi trenta giorni quasi più nulla si è visto, salvo l’effimera sfiocchettata del 10 gennaio.
Scendendo lungo la Penisola, anche il versante tirrenico ha vissuto una prima parte dell’inverno avara: da Firenze a Roma non è scesa che metà degli apporti normali. Ben diversa la situazione sul resto del Centro-Sud, dove ora pioggia e neve sono veramente troppe. Occorre però distinguere tra il versante adriatico degli Appennini, che solo fino a tre settimane fa condivideva con quello tirrenico e con il Nord la scarsità idrica, e l’estremo Meridione, che invece per tutto l’autunno-inverno è stato bersagliato da violenti rovesci. Fino all’inizio di gennaio tutta la dorsale appenninica dall’Emilia alla Sila era brulla come le Alpi, poi improvvisamente – dall’Epifania – i venti freddi balcanici hanno sommerso di neve soprattutto le montagne marchigiane, abruzzesi e molisane, fino alla sciagura di mercoledì scorso all’hotel Rigopiano, un «nevone» che tuttavia si era già verificato con caratteristiche simili nel febbraio 2012 su Romagna e Marche. A Pescara, mentre il bimestre novembre-dicembre 2016 ha registrato una misera quantità di 26 mm di pioggia, gennaio ha già totalizzato oltre 380 mm, circa otto volte il consueto! In pochi giorni, un capovolgimento di situazione che impressiona.
All’estremo Sud merita attenzione l’andamento pluviometrico della Sicilia sud-orientale che, reduce da alcuni anni poveri di precipitazioni, dall’autunno 2016 ha recuperato a suon di scrosci portati da ricorrenti depressioni mediterranee: dal 1° novembre a Siracusa si sono abbattuti ben 457 mm di pioggia, che rappresentano non solo il doppio del normale per il periodo, ma l’intera quantità media annua concentrata in meno di tre mesi. Non sono mancate le alluvioni, su Agrigentino e Messinese il 24 novembre, ad Augusta il 7 dicembre, fino alla violenta perturbazione di domenica e ieri, che ha allagato Sciacca e scaricato quasi 200 mm in diverse località tra l’Etna e la Calabria ionica.
Tra un estremo e l’altro, saranno forse i primi effetti del riscaldamento globale che tende ad accelerare il ciclo dell’acqua e dunque a concentrare maggiormente gli episodi piovosi e nevosi? Forse sì, o almeno in parte, ma per averne conferma occorrerà continuare a misurare ed elaborare statistiche sulle lunghe serie storiche di dati, lavoro non facile in Italia, in mancanza di una rete nazionale di stazioni meteorologiche certificata e omogenea. Passata la sfuriata di questi giorni, che ancora oggi potrà riservare rovesci intensi tra la Calabria e la Puglia, per un po’ saremo più tranquilli: il Nord continuerà a desiderare l’acqua, ma almeno ci sarà una tregua per chi sta spalando neve in Abruzzo e fango al Sud.
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