Mossa anti scalata di Generali Compra diritti di voto sul 3% di Intesa
di Francesca Basso
Generali ha acquisito i diritti di voto su 505 milioni di azioni di Intesa Sanpaolo pari al 3,01% del capitale, attraverso un’operazione di prestito titoli. In questo modo il gruppo assicurativo blocca qualsiasi possibile tentativo di scalata della banca sulla compagnia. L’annuncio arriva lunedì a Borsa chiusa a valle di due giorni di indiscrezioni di stampa secondo cui Intesa guarderebbe a Generali e potrebbe acquistare azioni della compagnia fino a poco sotto la soglia d’Opa del 25%. Il consiglio di amministrazione di Generali si riunirà mercoledì 25 gennaio. Alberto Minali, Cfo e direttore generale della società sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni. Tra i motivi dell’addio del manager ci sarebbero divergenze sulla governance con il ceo Philippe Donnet e l’opposizione all’eventuale progetto di cessione di Generali.
Le voci sul riassetto
Il possibile riassetto del gruppo di Trieste, che secondo i rumor potrebbe coinvolgere Intesa (come possibile socio del Leone) e Allianz (per rilevare invece alcuni asset) ha scaldato la Borsa lunedì. Il titolo di Generali ha chiuso in forte rialzo (+3,9% a 14,25 euro) in una giornata negativa per il settore assicurativo (-0,4% lo stoxx di settore Ue) e con circa 35 milioni di azioni scambiate, quasi quattro volte la media degli ultimi 30 giorni. Allianz, invece, ha lasciato sul terreno l’1,1% mentre Intesa Sanpaolo ha ceduto il 2,9%; diverso ancora l’andamento di Mediobanca, primo azionista delle Generali, che lunedì ha resistito alle vendite che si sono abbattute sulle banche a Milano e ha recuperato l’1,5%.
Le regole
Secondo il Tuf (il testo unico in materia di intermediazione finanziaria), in caso di partecipazioni reciproche, chi ha superato per secondo il limite del 3% vede congelati i propri diritti di voto oltre questa soglia e deve vendere entro 12 mesi la quota eccedente. Se questa dismissione non dovesse avvenire, inoltre, la sterilizzazione dei diritti di voto verrebbe estesa all’intera partecipazione in Generali. Questa situazione di stallo potrebbe essere sbloccata da Intesa lanciando un’offerta pubblica di acquisto su almeno il 60% del capitale Generali. Il Leone, come il mercato, evidentemente ha creduto alle indiscrezioni.
Lo scenario
Generali è una preda ambita e gioca un ruolo strategico nel Paese. Basti pensare che ha in pancia titoli di Stato per circa 70 miliardi di euro. «E in ogni fase di debolezza della politica — ha osservato a Reuters una fonte vicina al dossier — Generali torna al centro di possibili ambizioni di conquista». Dall’insediamento di Philippe Donnet come Ceo di Generali al posto di Mario Greco, si sono inseguite voci di un possibile matrimonio con Axa, sulla scia di quanto avvenuto per altri asset come Pioneer Investments o Parmalat finiti in mani francesi. Nelle ultime settimane, anche Allianz è stata indicata in manovra su Generali, almeno come possibile acquirente delle attività francesi del Leone. La compagnia francese e quella tedesca hanno capitalizzazioni nel primo caso più che doppia, nel secondo addirittura tripla rispetto ai 21 miliardi di Generali. Un’offerta di scambio porterebbe a una diluizione nettissima dei soci italiani nell’ipotetico nuovo gruppo. L’ingresso di Intesa nella partita, secondo alcuni osservatori, potrebbe dunque essere letto come messaggio all’estero che l’Italia è in grado di difendere il proprio gioiello assicurativo da qualsiasi mira espansionistica straniera. La banca avrebbe infatti sulla carta la forza e i mezzi per preservare l’italianità del gruppo triestino. Una mossa in linea con il ruolo di «banca di sistema» attribuito a Intesa, e che l’ha vista in prima fila in altre partite importanti per il Paese come Alitalia o il fondo Atlante.
CORRIERE.IT
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