Dai 2 miliardi con Berlusconi ai 400 milioni con Renzi: Protezione civile senza soldi
Roma Palazzo Chigi è sempre lì, ma cambiano i governi e le priorità. Così, consultando a ritroso i bilanci della presidenza del Consiglio, la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, ha messo a confronto i fondi stanziati per la protezione civile dal governo di Matteo Renzi nel 2016 e dall’esecutivo di Silvio Berlusconi nel 2010.
Rivelando che l’ultimo governo che rifletteva la volontà espressa dai cittadini alle urne, aveva scelto di investire in sicurezza e prevenzione ben 2,072 miliardi di euro. Ossia quattro volte e mezzo di più rispetto al governo Renzi, che nel 2016 ha stanziato per l’organismo presieduto da Fabrizio Curcio meno di mezzo miliardo di euro (454 milioni). Il dato è finito in forma grafica su Facebook e Twitter e, come spiega la Bergamini, incarna «il tipo di comunicazione che vogliamo veicolare sui social», basata su «dati incontrovertibili, suffragati da cifre e non certo da opinioni». Nel caso di specie, appunto, due semplici numeri spiegano bene, continua la deputata azzurra, il diverso approccio al tema sicurezza da parte di due amministrazioni: «Con Berlusconi sono le cifre stanziate a bilancio a favore della Protezione civile a dirci che era evidentemente una priorità assoluta. Con Renzi i numeri raccontano un’altra storia».
Va detto che il dato del 2010 arrivava dopo il terribile sisma dell’Aquila di aprile 2009. Qualcuno potrebbe ipotizzare che sia stata proprio quell’emergenza a contribuire a gonfiare il bilancio riservato alla Protezione civile dall’ultimo governo Berlusconi. Ma l’ipotesi crolla spulciando il bilancio di previsione per il 2017 che, come già scritto dal Giornale nei giorni scorsi, prevede tagli consistenti: quasi 72 milioni di euro in meno. Eppure, come per il 2010, la terra ha tremato a più riprese l’anno scorso, tra agosto e l’autunno, mietendo vittime e distruggendo case e monumenti. Ma dai 454 milioni di euro destinati al dipartimento nel capitolo di bilancio numero 13, grazie alla inesorabile spending review applicata anche alla macchina di gestione dell’emergenza, si scivola indietro a «solo» 382 milioni di euro. Ossia cinque volte e mezzo meno dei fondi assicurati al comparto dal governo di Berlusconi. Il tutto mentre altri capitoli di bilancio vedono crescere gli stanziamenti. Così per esempio per i contenziosi (che conteranno su 90 milioni di euro in più, il costo del personale (7 milioni di euro in più, 201 milioni stanziati complessivamente) e pure 45 milioni di euro per il G7 di Taormina, in programma la prossima primavera. «Sì, sembra che le cose in futuro andranno anche peggio. Il dato – sospira la Bergamini – è che si è deciso di disinvestire sulla Protezione civile. E checché ne dicano i polemisti di mestiere, questo spiega anche perché con Berlusconi al governo la Protezione civile ha funzionato egregiamente».
Quello che è certo, ricorda ancora la parlamentare di Fi, è che senza dubbio avere una Protezione civile in grado di governare le emergenze è considerata una priorità dai cittadini italiani. Evidentemente, però, gli ultimi governi la pensano diversamente. Tanto che, in attesa di spostare la voce sulla contabilità del ministero dell’Ambiente, per il momento persino il fondo per la prevenzione del rischio sismico passa da 44 milioni di euro a zero assoluto. Una voce che era in bilancio anche all’epoca del governo Berlusconi che, tra 2010 e 2011, lo portò da 44 milioni di euro a 145.100.000, triplicandolo.
IL GIORNALE