Fori Imperiali colabrodo, così si entra di notte senza controlli

flavia amabile
roma

Entrare al Foro Romano, di notte e senza biglietto? Non è poi così difficile. Basta essere in grado di scavalcare qualche cancello o saltare giù da uno-due muri. Esistono almeno cinque-sei punti deboli attraverso i quali si può passare senza temere controlli, sorveglianze e videocamere.

 Padroni del sito deserto

La zona del carcere Mamertino, per esempio. Da poco tempo esiste un ingresso con controllo biglietti ma alle sei di domenica mattina da queste parti ci sono solo cancelli chiusi e porte sbarrate. Nemmeno gli addetti alle pulizie hanno ancora preso servizio. Il punto debole è un po’ oltre l’ingresso ufficiale. C’è un muretto in mattoni, due metri circa di dislivello rispetto alla zona sottostante. Si salta, il tappeto erboso attutisce il colpo. È quasi fatta. Si scende giù per una scala interna, la stessa percorsa dai turisti di giorno. Si finisce davanti a un cancello. È chiuso ma accanto c’è un muretto che sembra fatto apposta per aiutare chi vuole scavalcare. Al di là del cancello non ci sono altre barriere. Si è padroni dell’arco di Settimio Severo e di tutta la distesa del Foro nel momento di massima bellezza, di notte, con la luce che esalta i dettagli dei rilievi, il silenzio così inusuale in questa zona e la lieve ebbrezza di sapere che nessun altro può avere accesso a una simile meraviglia.

 

Era il sogno dei viaggiatori del Grand Tour che sulle loro passeggiate al Colosseo e tra le rovine della Roma imperiale di notte hanno riempito pagine intere di libri, diari, memoriali. Ma trecento anni dopo il tempo dei sogni del romanticismo che fece la fortuna dell’Italia è lontano. Oggi se di notte si riesce a entrare al Foro Romano è soltanto il segnale che c’è un problema.

 

Così si eludono sorveglianza e telecamere di notte ai Fori Imperiali

 

L’auto che passa oltre

Un altro punto debole si trova sul clivo Capitolino, alle spalle del Campidoglio. L’ingresso è protetto da un cancello. Anche qui passare oltre è piuttosto semplice. L’unico intoppo è rappresentato da un’auto. Appare mentre sono già sul muro, pronta a passare. Mi fermo ma non scendo, l’auto passa oltre senza mostrare alcun interesse nei confronti di una sagoma umana in una posizione così innaturale. Al di là del cancello si è subito sulla strada percorsa dai romani, la prosecuzione della via Sacra che porta al tempio di Saturno. Si può scegliere di percorrerla tutta affrontando il rischio di essere molto visibili oppure si può saltare giù per un muro piuttosto basso e raggiungere la zona centrale del Foro protetti dalla penombra e dalla lontananza. Io scelgo di scavalcare di nuovo il cancello e andare via.

 

Un’ora senza essere scoperta

Un’ora a passeggio tra le rovine del Foro violando tutte le regole e le barriere senza che nessuno mi abbia visto in tempo reale su un monitor, o anche dal vivo, mi sembra già abbastanza stupefacente. Non lo è per gli addetti alla sorveglianza, abituati da tempo alla vulnerabilità del sito. Sidney Journo lavora dal 1992 nel servizio di vigilanza del Foro, oggi riveste il ruolo di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e racconta di aver denunciato più volte i problemi presenti. «Quando ci sono stati i primi attentati in Europa e si è capito che il Colosseo e il Foro erano diventati obiettivi sensibili per i terroristi ho segnalato la necessità di intervenire. Dotare l’area di metal-detector spendendo oltre due milioni rischia di essere inutile se poi si può entrare da altri punti senza controllo. Ho denunciato ai Soprintendenti che si sono susseguiti in questi tre anni e poi a tutti i componenti della commissione di sicurezza che era stata attivata». Risposte? «Soltanto parole come “Vedremo”, “Faremo”. Nulla di concreto».

 

“Consapevoli delle falle”

Anche i dirigenti della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma sono consapevoli delle falle nella sicurezza del sito. Giuseppe Morganti, architetto, progettista e project manager, responsabile del progetto di videosorveglianza del Foro, sorride: «Sa quanti ambulanti ho riaccompagnato all’ingresso? Tanti. Siamo al corrente della debolezza del sistema di sbarramento del complesso archeologico. Abbiamo potenziato il sistema di videosorveglianza che ormai è presente in molti punti ma ancora non copre l’intero perimetro. Per arrivare alla copertura totale è necessaria una spesa di un miliardo di lire. Se ci confermano i finanziamenti di questi ultimi tempi potrà essere ultimato fra quattro anni». E intanto? «Si deve lavorare su un piano diverso. Le telecamere possono avere un effetto di dissuasione ma non bastano. Abbiamo un organico di sorveglianti molto limitato, composto in gran parte da anziani, disabili, persone che non sono in grado di rappresentare una vera minaccia. Potremmo recintare l’intero sito ma non vogliamo blindarlo, vogliamo che i turisti conservino la sensazione di poter toccare l’arco di Settimio Severo con un dito anche dall’esterno. Per ottenere risultati concreti nella sicurezza bisogna agire soprattutto all’esterno. Abbiamo chiesto un maggiore presidio alle forze dell’ordine». Che hanno risposto? «Faremo».

LA STAMPA

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