Il ritorno di Kissinger per favorire la distensione con il Cremlino

Quella tra Donald Trump e Henry Kissinger è un’amicizia di lunga data. Nella foto, del 2007, sono insieme alla moglie del presidente Usa, Melania alla presentazione di un libro a New York
paolo mastrolilli
inviato a new york

Anche Henry Kissinger sta aiutando Donald Trump a mediare con Vladimir Putin, per riaprire il dialogo con il Cremlino, ma nella cerchia dei collaboratori più stretti del capo della Casa Bianca resta molto scetticismo sulle vere intenzioni di Mosca. Lo rivelano fonti vicine all’amministrazione, che hanno lavorato nel Transition team e continuano a consigliare il governo. Gli ostacoli infatti restano evidenti, come ad esempio ha confermato l’arresto di quattro membri dei servizi segreti russi accusati di spiare per la Cia.

 Durante la campagna elettorale Trump aveva detto di favorire un riavvicinamento a Putin, perché tornare alla Guerra fredda non conveniva a nessuno. Queste intenzioni si erano poi scontrare con i rapporti dell’intelligence, che avevano denunciato l’ingerenza degli hacker russi nelle presidenziali, confermando il sospetto che il Cremlino aveva interesse a favorire la vittoria del candidato repubblicano perché lo considerava più vicino e malleabile di Hillary Clinton. Durante la conferenza stampa tenuta con la premier britannica May, il nuovo capo della Casa Bianca ha confermato di voler tentare il dialogo con Putin, senza però scommettere sui risultati.

 

Un consigliere che lo sta aiutando a trovare l’intesa è Kissinger, che dopo aver costruito l’apertura alla Cina durante l’amministrazione Nixon, sarebbe felice di passare alla storia come la persona che ha anche evitato la nuova guerra fredda. Il punto di partenza è che l’ex segretario di Stato e il nuovo presidente sono uniti da una vecchia amicizia. Chi li conosce li ha visti frequentarsi anche fuori dal lavoro, in situazioni sociali, dove hanno un rapporto molto confidenziale. Dopo le elezioni Kissinger ha visitato in varie occasioni la Trump Tower, proponendosi come mediatore, e poi ha viaggiato anche in Europa. La sua idea è che il capo della Casa Bianca dovrebbe accettare la sovranità russa sulla Crimea, in cambio di un accordo complessivo per favorire la stabilità globale. La linea rossa invalicabile da parte di Mosca sarebbero i confini dei Paesi baltici e la Polonia. Russia e Usa potrebbero collaborare anche per fermare la guerra in Siria, con un compromesso che divida il Paese in sfere di influenza, e consenta di eliminare l’Isis. Mosca vuole conservare le basi navali nel Paese, cosa che otterrebbe, e, in un primo momento, anche la permanenza di Assad, ma sarebbe disposta a sacrificare il dittatore sull’altare di un’intesa di più ampio respiro. Anche in Libia si potrebbe garantire un ruolo ad Haftar, sostenuto dai russi, senza però lasciarlo marciare su Tripoli, in cambio della lotta comune al terrorismo nel sud del Paese.

 

Il segretario di Stato Tillerson viene percepito come una persona vicina a Kissinger, e quindi potrebbe aiutare questo processo, ma il consigliere per la sicurezza nazionale Flynn è ancora scettico. È vero che aveva visitato in varie occasioni Mosca, e aveva dato rassicurazioni all’ambasciatore russo a Washington quando Obama aveva espulso i 35 diplomatici, ma nel libro «Field of Fight» scritto con Michael Ledeen aveva detto di considerare il Cremlino un membro dell’alleanza globale determinata ad abbattere gli Stati Uniti, insieme all’Iran e al jihadismo che Teheran controlla. Nei giorni scorsi le autorità russe hanno confermato le difficoltà arrestando quattro persone, tra cui i membri del servizio segreto Fsb Sergei Mikhailov e Dmitry Dokuchaev, accusandole di tradimento perché passavano informazioni alla Cia. Flynn non è certo che si possa ristabilire il rapporto con Mosca, e togliere le sanzioni per l’Ucraina, ma Trump e Kissinger vogliono almeno andare a vedere le carte di Putin.

LA STAMPA

 

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.