Ma i veri dittatori sono gli Zuckerberg
In prima fila a guidare, e finanziare, la protesta contro «Trump dittatore» ci sono alcuni dei miliardari padroni del nuovo mondo, che non è più l’America ma è quello virtuale di Facebook, Twitter, Google e compagnia.
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, non è soltanto uno dei primi uomini più ricchi al mondo, è anche il presidente del più grande Stato del mondo, se per Stato intendiamo una comunità che condivide le stesse regole. Facebook infatti ha un miliardo e seicento milioni di iscritti, più degli abitanti della Cina. Bene, lo Stato Facebook – come quelli di Google, Twitter e cose simili – non è una democrazia ma una dittatura. Tutto il potere è in mano al padrone che detta a suo piacimento regole e condizioni, decide senza possibilità di appello che cosa i suoi «cittadini» possono dire (postare) e cosa invece provoca la loro immediata sospensione o espulsione, entra nelle loro vite con metodi subdoli senza alcuna garanzia di riservatezza come fanno gli spioni. La Costituzione di questi Stati è composta di soli due articoli: il primo è fare più soldi possibile per il capo, il secondo è pagare meno tasse possibile usando tutti i trucchi già noti ai furbetti e al malaffare, tipo le sedi legali in paradisi fiscali.
Di fatto, questi capi di Stato controllano anche l’informazione primaria generata in tutto il mondo dai loro social senza peraltro prendersi alcuna responsabilità morale e giuridica rispetto alle conseguenze. Per intenderci: se oggi qualcuno in malafede accuserà Trump di aver indirettamente armato la mano del pazzo criminale che ha fatto strage in una moschea canadese, nessuno ha mai messo sul conto di Zuckerberg i danni e le tragedie che ogni giorno provoca nel mondo l’uso distorto di Facebook.
La verità è che più il mondo reale è debole, più quello virtuale si rafforza e scorrazza senza regole per rastrellare profitti. Una politica più protezionista, e quindi più rigorosa in tutti i campi, non va a discapito dei cittadini ma dei miliardari. Soprattutto di quelli senza fabbrica, capi di Stato che a differenza di Trump nessuno ha eletto e nessuno può sfiduciare, proprio come i dittatori.
IL GIORNALE