Pd, Bersani a Renzi: “Se forza nasce nuovo Ulivo”. Orfini: “Pronti a primarie”. Napolitano: “No voto anticipato”

ROMA – “Se Renzi forza, rifiutando il Congresso e una qualunque altra forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd. E non nasce la cosa 3 di D’Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista, largo plurale, democratico”. Così, in un’intervista all’Huffington Post Pier Luigi Bersani lancia l’ultimatum a Matteo Renzi.

Per Bersani il congresso va fatto “subito per discutere come andare al voto. Nel Pd si è aperta una enorme questione democratica. Abbiamo perso Roma, Torino, le amministrative, e si è detto ‘avanti così’. E’ arrivata una botta al referendum e si è detto ‘avanti così’. La Corte fa saltare l’Italicum e si dice ‘avanti così’. Come si può pretendere che chi non è stato d’accordo su scuola, lavoro, eccetera, possa andare a fare in giro i comizi dicendo, votateci che non è successo niente? Direi che dobbiamo parlare di una cosetta che si chiama Italia, o no?”.

“Vorrei avere una risposta politica. A partire da questa vicenda della legge elettorale. Siamo passati in poche settimane da un sistema che era il record mondiale del maggioritario a un iper-proporzionale senza bussola, senza discutere”, ha affermato Bersani. Se si estende la legge elettorale della Camera al Senato si ha “una legge che garantisce l’ingovernabilità. Rende necessario un accordo con Berlusconi e neanche basta”.

E quella che Bersani chiama “risposta politica” Renzi la affida al presidente del partito Matteo Orfini che a Carta Bianca su Rai3 dice: “Possiamo convocare il congresso da giugno in poi. Qualora ci dovesse essere un’accelerazione sul voto, non faremo in tempo a fare il congresso ma se c’è l’esigenza di ridiscutere con quale candidato andiamo alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente trovare il modo di fare le primarie prima delle elezioni. Lo dico da presidente del partito che garantisce lo statuto. Il segretario del partito non ha intenzione di sottrarsi”.

Pd, Orfini: “Con gli ultimatum si distrugge il partito”

Ma su Renzi è caduta oggi anche la scure di Giorgio Napolitano che è intervenuto nel dibattito chiedendo che la legislatura vada avanti fino alla scadenza naturale. “Nei Paesi civili – ha detto il presidente merito – alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno. In Italia c’è stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate”. Una presa di posizione che gli ha attirato i fulmini di Matteo Salvini (“Nei Paesi civili chi tradisce il proprio popolo viene processato, non viene mantenuto a vita come parlamentare, presidente e senatore” ha postato su Facebook il leader della Lega) e una telefonata di solidarietà contro gli attacchi da parte del suo successore Sergio Mattarella.

Il monito di Napolitano è arrivato all’indomani del patto tra Pd, Movimento cinque stelle e Lega per accelerare sulle modifiche della legge elettorale del Senato, uniformandola a quella della Camera. Uno scenario che non convince affatto il Presidente emerito: “Bisognerebbe andare a votare o alla scadenza naturale della legislatura o quando mancano le condizioni per continuare ad andare avanti – sottolinea – Per togliere le fiducia ad un governo deve accadere qualcosa. Non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno…”.

Altro problema che la sinistra Pd mette sul tavolo riguarda il merito della nuova legge elettorale. “Vanno tolti i capilista bloccati che portano a una Camera formata per il 70 per cento di nominati – dice ancora Bersani – e considero una provocazione allargare al Senato questo scempio. Possiamo discutere o no? E per favore: evitiamo le volgarità dei discorsi sulle seggiole. Io, Speranza, altri abbiamo dimostrato che noi ai posti semmai rinunciamo, in nome delle battaglie sui principi. È offensivo dire che vuole posti chi sta dicendo che bisogna abolire l’aberrazione dei nominati”, ha sottolineato Bersani che ha definito la frase dell’ex premier sui vitalizi dei parlamentari “inaccettabile”.

Rivolta sui vitalizi. Irritati dalla battuta di Renzi sui vitalizi anche alcuni parlamentari emiliano-romagnoli della sinistra del partito. Nettissima la presa di posizione di Marilena Fabbri, che si è detta “allibita dal dover sentire parole non vere e populiste dal mio segretario”. I vitalizi, ha fatto notare Fabbri, “non esistono più dal 2012 per i nuovi parlamentari, oggi esistono contributi pensionistici, che nel privato se non sufficienti a raggiungere i contributi minimi possono essere integrati dall’interessato a proprie spese, per i parlamentari sono persi”.

“Non può trattare il Parlamento come una zavorra”, sono stati i commenti in Transatlantico di esponenti di varie anime dem. Imbarazzo anche dei fedelissimi di Renzi. Anche i più stretti, hanno riferito fonti parlamentari, hanno invitato il segretario a non essere divisivo in questo momento, anche perché – ha spiegato uno dei ‘big’ del Pd – se Renzi vuole le elezioni anticipate deve passare attraverso il nostro consenso. La battaglia è tutta interna: tre deputati hanno già avvertito che verseranno d’ora in poi le loro quote a ‘Consenso’, la nuova creatura di Massimo D’Alema. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha cominciato a chiamare i parlamentari per infoltire le truppe. Il gruppo dem si riunirà l’8 febbraio per discutere di legge elettorale. La linea dell’ex premier è quella di andare avanti con lo schema messo a punto ieri: estendere l’Italicum anche al Senato. Su questa direzione Renzi non ha trovato particolari contrapposizioni in Franceschini e Orlando, a patto che si faccia un tentativo serio di armonizzare le due leggi elettorali.

Ma tra deputati e senatori cresce il malessere sia per l’accelerazione alle urne, sia per la polemica sui vitalizi. Non usa eufemismi Anna Ascani, parlamentare Pd di prima nomina e renziana. L’uscita del segretario sui vitalizi dei parlamentari non le è piaciuta e su Facebook attacca: “Io non ho e non avrò alcun vitalizio, anche se si dovesse votare tra sette anni”.

 

Il progetto. Dunque l’idea che vede in trincea in particolare Bersani è quella di costituire un campo nuovo, che va da Michele Emiliano alla presidente della Camera Laura Boldrini (anche lei molto contrariata dall’uscita di Renzi) passando per l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Si attende la direzione del 13 febbraio, anche se i bersaniani in mancanza di risposte da parte della maggioranza (in particolare su capilista bloccati e la necessità di un congresso) diserteranno l’appuntamento. Per preparare una convention, se il segretario dem dovesse continuare con la strategia del voto anticipato a giugno, “per buttare – viene spiegato – le basi di un’alternativa al renzismo”.

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