Dopo Renzi non torna l’Ulivo, arrivano Grillo e Salvini
Caro Aldo, ma quando si andrà a votare? Il G7 di Taormina, le banche, la crisi, la legge elettorale… Forse ora è troppo presto. Ma gli elettori chi li tiene?
Alberto Castellano
Caro Alberto, il G7 è palesemente una scusa. È un vertice di prammatica, un circolo invecchiato che non rappresenta da tempo il mondo globale. Già Washington lo considerava superato; si figuri ora con Trump, che vuole rapporti bilaterali, da Stato a Stato. Ogni tanto il rito viene officiato in Italia. Lei ricorda qualche decisione epocale presa a Genova nel 2001? No, l’allora G8 passò alla storia per gli scontri di piazza. E quello del 2009 fu segnato dalle polemiche per l’uso delle macerie e delle casette dell’Aquila (oggi rivalutate dopo i ritardi di Amatrice) come quinta teatrale. Quanto alla crisi, se aspettiamo la ripresa, voteremo tra non si sa quanti anni. L’unica vera questione è che una legge proporzionale, come quella — pessima — che si profila, non darebbe alcun vincitore. Ecco il punto.
Al referendum una parte del sistema si è unito agli antisistema per far fuori Renzi. Ma dopo Renzi, ora «psicologicamente destabilizzato» come dice Staino, non torna D’Alema e non arriva Calenda; arrivano i populisti anti euro, Grillo e Salvini. O almeno hanno una grande chance. Tra i leader storici del Pd, alcuni hanno detto chi un Sì di facciata, senza impegnarsi (ammesso che gli sia stato chiesto); altri si sono battuti come leoni per il No, talora dopo aver pronunciato in Parlamento più Sì della monaca di Monza. Ora tenteranno di liberarsi dell’usurpatore per sempre; ma a parlare di «nuovo Ulivo» si rischia di non essere compresi dai giovani e di apparire patetici agli altri. Con chi potrebbe fare il «nuovo Ulivo» il Pd? Qualcuno pensa seriamente che Pisapia o Alfano, alleati con i democratici, valgano più del 2-3%?
Altro che larghe intese: se si votasse domani, è probabile che Grillo, Salvini e Meloni avrebbero più seggi di Pd e Forza Italia. Ma non è affatto detto che il governo Gentiloni sia in grado di recuperare consensi. Tanto più che alle amministrative la sinistra rischia di essere battuta dappertutto, dalla Sicilia all’unica città italiana in cui ha sempre vinto da quando esiste l’elezione diretta del sindaco: Genova.
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