Israele, passa la legge che legalizza 4mila alloggi in Cisgiordania
GERUSALEMME – Le preoccupazioni internazionali per le ripercussioni sul processo di pace e la rabbia dei palestinesi non hanno fermato il cammino parlamentare della contestata legge con cui vengono legalizzati retroattivamente insediamenti per circa 4mila alloggi su terre di proprietà privata nell’occupata Cisgiordania. La legge è stata approvata dalla Knesset con 60 voti a favore e 52 contrari. E ha trovato il pieno sostegno del premier Benjamin Netanyahu, che da Londra, a margine dell’incontro avuto con l’omologa britannica Theresa May, ha informato dei suoi contenuti anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
In dettaglio, la legge “mette in regola” le case edificate senza autorizzazione dai coloni su terre private palestinesi in Cisgiordania, mettendo in campo una forma di risarcimento per i proprietari espropriati: i palestinesi coinvolti potranno scegliere tra l’entrare in possesso di proprietà alternative o intascare una retta annuale del valore superiore a quello di mercato. Sono migliaia i coloni israeliani che vivono in enclavi non autorizzate, mentre sono almeno 400mila gli israeliani residenti negli insediamenti che Israele ha autorizzato mentre la comunità internazionale ne contesta la legalità.
Dubbi sulla legalità di alcune disposizioni previste nella nuova legge sono stati sollevati dal procuratore generale Avichai Mandelblit, che si è detto non certo di poterla difendere nel caso fosse impugnata nei tribunali. Perplessità di fronte alle quali il ministro della Giustizia Ayelet Shaked ha affermato che, se necessario, lo Stato troverà un altro procuratore in grado di reggere il confronto.
Prima che con Trump tornasse a prendere una posizione più favorevole alla politica di Netanyahu, l’ex segretario di Stato John Kerry aveva condannato il passaggio della legge nel voto preliminare dello scorso dicembre. Proprio quella prima approvazione aveva inoltre portato alla risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani in Cisgiordania da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con la storica astensione degli Stati Uniti. Di qui anche la decisione di Netanyahu di posticipare il secondo passaggio parlamentare a quando si fosse insediata la nuova amministrazione americana.
REP.IT