Il Re non fugga a Brindisi
Prima o poi le tensioni scoppiano, ed era scritto che ciò accadesse nell’anno delle grandi elezioni.
Germania e Francia vanno alle urne a mesi, l’Italia sta per farlo (ovviamente da noi non si sa quando) e la paura dei governanti fa novanta. Direi novantuno, dopo che Trump ha preso il potere in America e scombussolato gli equilibri e le certezze del mondo intero.
La polveriera è l’Unione europea e la sua moneta, causa di tanti danni. Lo dico sinceramente: non so voi, io non ci capisco più nulla. In Francia Marine Le Pen scavalca Trump e promette, in caso di vittoria, l’uscita della Francia dall’euro e dalla Nato rispolverando le tesi del maresciallo De Gaulle. In Germania, una Merkel in calo di consensi (anche ai tedeschi non piace questo euro, per motivi opposti ai nostri) fa retromarcia e promette, in caso di rielezione, un’Europa a due velocità e due monete. Bene, diciamo noi, finalmente l’ha capita, siamo alla svolta. Macché. Mario Draghi, governatore della Banca centrale, ha detto che non se ne parla neppure: l’euro è indivisibile e «irrevocabile».
È un bel casino: la nostra nemica Merkel ora la pensa come noi, il nostro alleato Draghi la pensa come la Merkel prima che cambiasse idea. E noi italiani con chi stiamo? Di solito – lo dice la storia – coi vincitori, ma non abbiamo certezze. Perché su questo tema, che tiene banco nel mondo intero, c’è un silenzio assordante dei nostri politici.
Si parla dei tecnicismi della legge elettorale, di date di elezioni, delle polizze sulla vita (a sua insaputa) della Raggi, di Veltroni a capo del calcio, da oggi pure di Maria De Filippi al Festival di Sanremo, ma dell’Europa prossima ventura e della doppia moneta non c’è traccia nel dibattito. Non sappiamo cosa ne pensi il presidente Mattarella, non il premier Gentiloni, non il ministro dell’Economia Padoan. Ma dove sono finiti?
Già una volta, con l’Europa in fiamme e all’apice dello scontro tra americani e tedeschi, i nostri ce l’hanno fatta grossa. Era il 9 settembre del 1943, re Vittorio Emanuele e il capo del governo Badoglio fecero i bagagli, lasciarono Roma e nottetempo fuggirono a Brindisi per poi imbarcarsi verso lidi sicuri. Lasciarono gli italiani senza ordini e fu la guerra civile. Siamo certi che Mattarella sia al Quirinale e Gentiloni a Palazzo Chigi?
Una controllatina la darei, non si sa mai. Certi vizi non si perdono mai.
IL GIORNALE