Raggi, arriva il terzo capo d’accusa
Un’altra tegola giudiziaria colpisce la sindaca di Roma. A Virginia Raggi è contestato un secondo abuso d’ufficio: quello relativo alla nomina del capo della sua segreteria politica, con relativo super stipendio. E altre nomine sospette sono al vaglio dei giudici, con il rischio di altre accuse per la sindaca.
In alcune conversazioni, i tre sembrano voler sfidare tutti gli altri, forti di questo vincolo che li unisce e circa il quale i giudici si domandano su cosa in effetti sia basato, mentre non risulta completamente chiara la storia delle polizze intestate alla Raggi da Romeo con un investimento di 33 mila euro sui 133 complessivi dell’operazione finanziaria (il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio faranno domande all’interessato anche su questo).
Tra le altre persone che condividono con loro l’avventura della prima amministrazione pentastellata non ce ne è una che gli vada bene fino in fondo. Tutti vengono criticati. Verso nessuno viene espressa stima. Su Paola Muraro, che pure la Raggi ha difeso strenuamente per tutta l’estate, Romeo chiede a Marra di indagare attraverso un suo ex collega della GdF. Persino sull’ex procuratore Guariniello, che si è prestato ad aiutarli come consulente a titolo gratuito, si fa dello spirito. Per non parlare del trattamento riservato alla giudice milanese Carla Raineri, che pure si era trasferita a Roma per collaborare con la Giunta. La sua colpa, ai loro occhi, è stata quella di voler esercitare un ruolo di controllo, così festeggiano quando – sulla base di un parere dell’Anac – è costretta a dimettersi da capo di gabinetto. La Raineri deve pagare per non aver approvato la delibera 19 con cui il 9 agosto viene disposto il nuovo contratto di Romeo. Un atto che non passa al vaglio del gabinetto nè dell’allora responsabile delle risorse umane Laura Benente, fatta rientrare in fretta e furia dalla Raggi all’Inps di Torino. «Licenziata come una domestica e senza preavviso», commenta la Raineri nel suo esposto alla Procura di Roma. La nomina di Romeo è inserita assieme ad altre due, senza che sia indicato il quantum economico (rinviato a «categorie contrattuali di non immediata percezione», dice la Raineri). La delibera in oggetto reca il visto del dottor Viggiano e non della responsabile del Dipartimento risorse umane, dottoressa Benente, che al momento della predisposizione della delibera si trovava in ferie. «Ho trovato sospetto – confida Raineri – il fatto che la delibera fosse stata adottata il 9 agosto ove si consideri che il signor Romeo esercitava le funzioni di capo segreteria particolare sin dall’insediamento del sindaco e cioè dal 19 giugno 2016. Questa discrasia temporale può giustificarsi con il fatto che prima di allora la dottoressa Benente era in servizio e non avrebbe, presumibilmente, apposto la propria firma su una delibera che ha sempre dichiarato di non condividere. Il dottor Viggiano aveva, invece, condiviso con Marra una pregressa esperienza nella Guardia di Finanza».
Nel Movimento 5 Stelle la tensione resta alta e va ad incrociarsi con le fibrillazioni della base parlamentare nei confronti dei vertici. Grillo potrebbe vederli la settimana prossima e, a quanto si apprende, tra i parlamentari starebbe girando via mail un modulo ad hoc per le richieste da inoltrare al leader.
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