Roma, Virginia in un angolo prova a salvarsi con Frongia

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Dei quattro amici al bar che hanno dato il nome a una ormai nota chat e un titolo alle sciagure romane degli ultimi mesi, Daniele Frongia è l’unico rimasto in qualche modo vicino a Virginia Raggi.

 Declassato da vicesindaco a semplice assessore allo Sport, isolato nel M5S che lo considerava il vero burattinaio dietro alla sindaca, assieme a Salvatore Romeo e a Raffaele Marra, ora Frongia sogna di riconquistare lo spazio perduto. D’altronde, le pene altrui degli ultimi giorni hanno portato un vuoto di potere proprio in un momento in cui in cima all’agenda del Campidoglio c’è la questione dello stadio della Roma.  L’addio al rallenty di Paolo Berdini, che sarà silurato appena si troverà un persona capace per sostituirlo, ha dato a Frongia modo di muoversi su un territorio quantomeno sfiorato dalle sue deleghe.

Lo raccontano attivissimo, sotto gli occhi attenti di Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, i deputati-commissari, inviati da Grillo in Campidoglio, mentre partecipa alla tessitura della trattativa con i costruttori Parnasi che in lui vedono la sponda più moderata del M5S.

Allo stesso modo starebbe contribuendo al casting per selezionare il successore di Berdini. Tra i nomi che sono tornati a circolare con insistenza nelle ultime ore c’è pure quello di Francesco Sanvitto. Architetto, coordinatore del tavolo sull’Urbanistica del M5S a Roma, è uno degli attivisti storici della Capitale, invischiato anche lui nelle liti cittadine. Inviso a Roberta Lombardi, fino alla scorsa estate era considerato uno degli uomini più blindati della cerchia di Frongia e di Raggi. Fu a lui che pagarono l’affitto dello stabile di via Tirone, in zona Ostiense, dove il M5S piantò le tende del suo comitato elettorale. Novemila euro in due mesi che fecero molto storcere il naso a Lombardi.

 

Dopo la vittoria del M5S, Sanvitto è rimasto a secco. Non ha ricevuto incarichi pubblici e scalcia per dire la sua sulla questione stadio. Lo fa, comunque, da Facebook e con toni non certo accomodanti. Ma se è vero che, anche per le sue solide competenze, è un nome che è tornato a circolare, potrebbe essere facilmente riattratto nell’orbita Raggi-Frongia. Sempre che riusciranno a raffreddarne il carattere. Di certo, la sindaca vuole avere in mano il successore di Berdini prima di sbarazzarsene definitivamente. «Non ho ancora sciolto le riserve» si limita a dire lei che come tutti nel M5S aspetta con angoscia le possibili rivelazioni di Marra nell’interrogatorio dei pm che si terrà tra martedì e mercoledì.

Il gruppo di accompagnamento a Berdini, altra insolita invenzione di Raggi, è solo un modo per prendere tempo. La sua sostituzione è gia stata decisa, nonostante che chi è stato spedito a parlare con l’assessore lo illuda che potrebbe rimanere. E nonostante continuino le manifestazioni di sostegno verso il paladino anti-cemento. Ieri un corteo si è spinto fino al Campidoglio mentre, inaspettata, è scesa a difendere l’urbanista anche Paola Nugnes, senatrice grillina, in rotta con i vertici: «Berdini è una garanzia contro l’abuso di suolo». Resta la domanda del perché, a questo punto, non sia Berdini, che ieri ha disertato la giunta nonostante sia stata approvata una delibera di sua competenza, a forzare le proprie dimissioni e ad andar via.

LA STAMPA

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