“Mi ha aiutato a sopravvivere, ora quell’assegno non c’è più”

ANSA

Il lavoro che non c’è, o è precario, è la tragedia di una generazione

roberto giovannini
roma

«Mario» ha 37 anni, e da ben 6 lavora come progettista di politiche attive del lavoro ad Anpal Servizi, il nuovo nome dell’agenzia pubblica Italia Lavoro, che usa le risorse del Fondo sociale europeo. Nella sua situazione ci sono 600 altri precari: il 31 marzo il contratto scadrà, e la “Dis-coll” potrebbe servire ancora.  “Mario”, questo è il suo unico lavoro, o svolge altre collaborazioni?

«È il mio unico lavoro. Fino al Jobs Act eravamo collaboratori a progetto, che era un po’ meglio; ora siamo co.co.co, collaboratori coordinati e continuativi».

Lei è precario, ma svolge il lavoro di un dipendente…

«In pratica sì. Certo non timbriamo un cartellino, e dobbiamo dividerci la scrivania. Ma siamo tutte persone qualificate: svolgiamo un lavoro delicato, io ho un dottorato di ricerca».

Quanto guadagna?

«Circa 1.500 euro al mese netti. Senza tredicesima, ferie e malattie pagate. Altri colleghi prendono 1.100-1.200 euro, mentre un ristretto numero di esperti può arrivare a uno stipendio, sempre da collaboratore, da 2.000 euro. Parliamo amo di gente con fior di lauree e master».

 

Non è un po’ strano che un’azienda/agenzia che si occupa di trovare il lavoro, ricollocare e formare persone per funzionare debba utilizzare precari?

«Che devo dire, così è. Si è creato negli anni un vasto bacino di persone nella mia situazione: si lavora per circa un anno e mezzo, poi quando il progetto finisce stiamo fermi, senza lavoro, per diversi mesi, in attesa di superare una selezione e cercare di entrare in un altro progetto per altri 18 mesi».

 

Dunque, non è detto che si rientri a lavorare.

«No, non è detto. Oppure può capitare di rientrare, ma in una fascia di reddito più bassa. Senza mai capitalizzare l’esperienza fatta».

 

Lei ha utilizzato la Dis-coll. Com’è andata?

«Nel marzo del 2015 mi è scaduto il contratto. La selezione per quello nuovo si è tenuta a maggio, e io sono tornato a lavorare ad agosto. Altri colleghi sono rientrati addirittura a novembre. In pratica, l’assegno mi ha aiutato a superare un periodo di disoccupazione che altrimenti sarebbe stato terribile».

 

Voi sperate di essere stabilizzati, naturalmente.

«Certo. Così non si può continuare. Non ho tutele, e in pratica non avrò pensione: un assegno ridicolo che percepirò soltanto a 77 anni».

LA STAMPA

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