Il partito dei Colnago
Abbiamo un governo provvisorio, un debito pubblico pazzesco, l’Europa alle costole che vuole commissariarci, il partito di maggioranza dilaniato dagli scontri tra renziani e antirenziani, Roma in mano ai grillini è diventata una barzelletta internazionale e le banche sono quello che sono.
Eppure siamo in piedi e uno si chiede che leggi della fisica stiamo ingannando. La risposta, o almeno un pezzo, l’ho trovata ieri mattina partecipando alla festa per gli 85 anni di Ernesto Colnago. Chi è questo signore lo abbiamo raccontato sul giornale di ieri. In sintesi: nasce contadino, diventa meccanico di biciclette, fonda una officina che negli anni diventa il più prestigioso e blasonato marchio di biciclette al mondo.
Non so che titolo di studio abbia, Ernesto Colnago, credo nessuno o giù di lì ma è Cavaliere del lavoro e ancora oggi è il primo a entrare in azienda e l’ultimo a uscire. Storia di altri tempi? No, ogni tempo è diverso ma tutti i tempi sono buoni per chi ha talento, passione, voglia di lavorare e rischiare. Storia isolata? No, l’uomo Colnago è ovviamente unico ma di «colnago» vecchi, nuovi e potenziali questo Paese è pieno. Siamo in piedi, evidentemente, perché questa categoria è più numerosa di quella dei furbetti del cartellino, di quella di chi invece che studiare occupa le università, di quella che pensa di farsi largo corrompendo o facendosi corrompere.
Parliamo di persone la cui tempra è stata ed è più forte della assurda pressione fiscale e della burocrazia canaglia. Una volta avremmo chiamato questa categoria la «sana borghesia industriale», definizione oggi fuori moda, logorata dall’invidia per una ricchezza che per forza deve essere sospetta e massacrata dagli intellettuali che hanno fatto soldi teorizzando la lotta di classe. Non esistono in tv e neppure sui giornali: si sono ritirati schifati dalle urla quotidiane (e forse anche impauriti da una giustizia approssimativa) dal palcoscenico ma sono ancora nel teatro. Non li vediamo ma per fortuna ci sono. Grillo non li vede, anzi spesso li mette all’indice. Renzi non li ha visti, è gente che non li comperi con le mance. Un partito con una visione e ambizioni di governo dovrebbe ripartire da loro, perché se salvi loro salvi tutti, se ti affidi a loro gli altri si fideranno di te. Non vedo altre ricette.