Isis, moduli di iscrizione per le nuove leve: “Isolamento e disciplina”
Anche l’Isis ha il suo «ufficio per la gestione delle risorse umane», con tanto di contratto inclusivo di logo, come mostra un documento datato 2014, quando lo «Stato Islamico» non era ancora formato e veniva denominato «Stato Islamico d’Iraq e Sham».
Un documento (guarda) fatto appositamente per chi è in procinto di entrare in un campo di addestramento dove verrà sottoposto al lavaggio del cervello sharaitico e ad una breve preparazione militare di circa 10 giorni.
Poche clausole eloquenti e basate su isolamento, indottrinamento e rigida disciplina fondata sulla Sharia. Chi si discosta da tali regole dovrà vedersela con il tribunale islamico, le cui punizioni sono ben note.
Nei sei punti del contratto appare in ben due occasioni l’importanza della cosiddetta Tazkiyah, la raccomandazione fatta da una persona di fiducia: in questo caso l’emiro di zona, ritenuto pienamente responsabile per la scelta fatta.
Il lavaggio del cervello di matrice dottrinaria viene messo in atto dai propagandisti con un testo dal titolo «Muqarrar fi al-Tawhid» (Corso di Monoteismo) che insiste costantemente su concetti come i pilastri dell’Islam, il Sunnismo, il monoteismo la miscredenza, l’ipocrisia, il rigetto delle innovazioni e il politeismo. Tutti elementi che ritroviamo costantemente anche nei numerosi filmati pubblicati dall’Isis tramite la propria casa di produzione, la al-Hayat.
Non poteva inoltre mancare un capitolo sui Taghut, i sovrani oppressori (non necessariamente miscredenti). Termine costantemente utilizzato dalla retorica jihadista nei confronti di Vladimir Putin, Bashir al-Assad e Abdelfattah al-Sisi.
Settimane addietro erano emersi ulteriori documenti di stampo «disciplinare», analizzati da fonti russe che avevano messo in evidenza come si trattasse di segnalazioni su «unità problematiche».
In un primo foglio appare una lista di nominativi di jihadisti francesi, belgi, svizzeri, egiziani, algerini, kosovari, croati e locali (Siria e Iraq) che si sarebbero rifiutati di combattere. In altri due documenti emergono i profili di due jihadisti «problematici», tali Abu Musa al-Kosovari (il kosovaro) e Abu al-Faris Faranasi (il francese).
Questi ultimi documenti sono di notevole importanza perché mettono in evidenza il problema relativo alle diserzioni all’interno dell’Isis, già segnalato in numerose occasioni. L’ultimo caso è stato riportato la scorsa settimana quando una guardia dell’Isis di nome Nizar è fuggito ed ha poi raccontato la propria storia, inorridito da tutta una serie di violenze perpetrate dai jihadisti nei confronti di donne yazide e irachene che non abbracciavano i dettami del «Califfato».
L’Isis da sempre cerca di nascondere il problema delle diserzioni e delle ribellioni interne, ma a quanto pare ci troviamo difronte a episodi che non sono più sporadici ma molto frequenti ed è plausibile ritenere che la lista dei «volontari problematici» sia molto più lunga.
IL GIORNALE