Casini tiene a battesimo i Centristi per l’Europa per riunire i moderati italiani

francesca schianchi
roma

«Quello che nasce oggi non può essere l’ennesimo partitino ma un movimento politico europeo che, per bloccare l’avanzata del populismo, deve fare appello all’unità dei moderati». Maglione e pantaloni neri, sul palco del romano Teatro Quirino dove si presenta modestamente come un semplice iscritto ma viene ringraziato e ascoltato da tutti come il leader, Pier Ferdinando Casini chiude l’assemblea del nuovo movimento «Centristi per l’Europa» svelando il senso dell’operazione: essere il «lievito», ripete più volte, di una riunificazione dei moderati italiani. Che poi, in prospettiva, guardi più verso il centrodestra o verso il centrosinistra, quello è ancora da verificare.

 La platea è piena, c’è il ministro dell’Ambiente Galletti, ci sono i senatori Di Biagio e Marino, i deputati Adornato e D’Alia, che sarà anche la guida del movimento, ma anche qualche giovane amministratore locale. Apre l’Inno alla gioia, quello europeo, insieme a quello italiano, sul grande video che fa da sfondo al palco campeggia il simbolo per metà con la bandiera blu a stelle dorate della Ue e per metà tricolore, una scelta che vuole essere «un atto di sfida» contro il pensiero dominante antieuropeo, deciso solo poche settimane fa: sugli striscioni di chi è arrivato da Benevento come da Bronte, il logo è ancora nella prima versione, Centristi per l’Italia.

 

Una sfida ai populismi che indicano nell’Europa la fonte di tutti i mali, ma anche a una Ue che deve cambiare, come chiede con forza dal palco il sindaco di Rosarno. «L’Europa è a un bivio: o va avanti, o se sta ferma va indietro, e non ce ne sarà più per nessuno, nemmeno per Francia o Germania», predica Casini, mentre da «semplice iscritto» dà consigli e traccia la strada. «Non dovete pensare di prendere voti su una rappresentazione retorica dell’Europa», sul ricordo nobile «di De Gasperi, Schumann, Adenauer», non si può vivere sulla «mitologia», sottolinea, ma serve «qualcosa di concreto». Questo dovrà fare il nuovo movimento, «chiedere una spinta verso una nuova Europa». E, contemporaneamente, cercare di riunire i moderati italiani, mettendo da parte le incomprensioni del passato: «Le divisioni che ci sono state non contano niente: ora conta il progetto per il Paese».

 

In vista di elezioni che ancora nessuno sa quando saranno, il messaggio lanciato da questo palco è diretto al centrodestra come al centrosinistra. Per Berlusconi messo in guardia «che se va a fare le liste con Salvini, consegna a Salvini la leadership del fu centrodestra», come per Renzi che «se rifiuta l’alleanza coi moderati che l’hanno fatto vincere, beh, allora Dio gliela mandi buona». Il lavoro inizia adesso, dice lui e ripetono tutti i protagonisti della giornata. L’importante, spiegano, è far sentire che ci siamo. Marcare un terreno. Chiudendo con l’insolita formula, di questi tempi: «Viva l’Italia e viva l’Europa».

LA STAMPA

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