L’Ue all’Italia: rischi sui conti se ci saranno le elezioni a giugno
C’è l’atteso andamento (negativo) del deficit strutturale, il debito pubblico che non scende, qualche segnale positivo sul fronte crescita. Ma al di là dei numeri – che pure saranno il cuore delle previsioni economiche invernali rese note questa mattina dalla Commissione -, quando si tratta di analizzare la situazione economica italiana ciò che più preoccupa l’Unione europea sono i rischi legati «all’incertezza politica». Una formula che tradotta dal Bruxellese istituzionale al politichese nostrano ha un significato preciso: le elezioni anticipate, specie se prima dell’estate, sono un rischio. Anche dal punto di vista dei conti pubblici. E non solo per l’Italia, perché nel documento che accompagna le previsioni invernali (che il commissario Pierre Moscovici presenterà alle 11) si parla esplicitamente di «incertezze politiche» legate alle «elezioni che si svolgeranno in Europa quest’anno». Olanda, Francia, Germania, e – forse – anche Italia.
I timori sull’Italia accomunano tutte le anime della Commissione, tanto gli esponenti dell’ala rigorista quanto le “colombe” come Moscovici e Jean-Claude Juncker. Oggi seguiranno con attenzione il confronto interno al Pd in direzione, a cui parteciperà anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Pur stando ben attenta a evitare accuse di ingerenza negli affari interni, Bruxelles intende mandare a Roma un segnale chiaro. Perché nella capitale europea si conoscono perfettamente i “rischi” che potrebbero sorgere con un voto anticipato. «Padoan ci ha fatto delle promesse – confida una fonte della Commissione, riferendosi alla richiesta di una manovra correttiva di 3,4 miliardi, pari allo 0,2% del Pil -. Prima generiche, con la lettera del 1° febbraio, e poi più concrete con quella del 7 febbraio. Quest’ultima è stata molto apprezzata. In una situazione normale, potremmo accontentarci. Ma in Italia non c’è una situazione normale». Lo stesso Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo che vigila sui bilanci degli Stati al pari della Commissione, lo scorso 24 gennaio aveva definito quello di Gentiloni «un governo ad interim», aggiungendo che «è incerto quando ci saranno le elezioni» in Italia.
Come antidoto «all’incertezza politica», la Commissione vuole che le misure annunciate da Padoan siano al più presto tangibili e in grado di produrre effetti immediati. Rimandare tutto ad aprile rischierebbe di far saltare la manovra correttiva se l’Italia piombasse in campagna elettorale. Il ministro del Tesoro è contrario a questo scenario e lo ha detto chiaramente il 27 gennaio scorso al termine della riunione dell’Ecofin. Ma Matteo Renzi è di un altro parere. Preferisce rovesciare il tavolo, non fare la manovra, e magari condurre proprio una campagna elettorale contro l’Ue che manda «ridicole letterine» sullo 0,2% e fa le pulci all’Italia sulle spese per il terremoto (che invece non sono parte della trattativa). Chi vincerà?
In questo scenario Bruxelles non può permettersi di stare solo a guardare. Prepara le sue contromosse, in particolare il rapporto sul debito eccessivo italiano che intende pubblicare il 22 febbraio (ma la data non è ancora definitiva). Se lo spettro di un voto anticipato a giugno continuasse ad aleggiare, la Commissione non si accontenterebbe delle promesse contenute nella lettera di Padoan del 7 febbraio. Vorrebbe vedere subito i primi provvedimenti nero su bianco, altrimenti il rischio di una procedura sarebbe altissimo. Diverso è il caso in cui in Italia prevalesse il fronte anti-voto: a quel punto «l’incertezza politica» sarebbe meno forte e Bruxelles più disposta a concedere tempo.
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