Facebook non sarà più (solo) un social network

Roberto Catania

“Stiamo costruendo il mondo che tutti vogliamo?” Se lo chiede Mark Zuckerberg in un post di largo, larghissimo respiro intitolato Building Global Community (“Costruendo una comunità globale”), quasi un manifesto di ciò che sarà – o vuole essere – il social network da grande.

L’uomo che ha inventato Facebook, cambiando, forse per sempre, il nostro modo di comunicare (e non solo quello), ha compreso che il ruolo delle reti sociali oggi va ben al di là della semplice connessione fra persone. Lo dicono i numeri – la piattaforma si prepara a tagliare quota due miliardi di iscritti, una popolazione che se fosse uno Stato supererebbe di gran lunga la Cina – ma anche tutti quegli eventi della nostra quotidianità per i quali il ruolo degli amplificatori sociali sta diventando ormai centrale, se non addirittura dirimente.

Un aiuto dall’intelligenza artificiale 
“Il nostro prossimo obiettivo sarà sviluppare infrastrutture sociali per la comunità, capaci di sostenerci, mantenerci al sicuro, informarci, coinvolgerci sul piano civico, e includere tutti”
. Sembrano le parole di un politico consumato, capace di dosare fatti e promesse. Al guru di Menlo Park non devono essere evidentemente sfuggite tutte le critiche degli ultimi tempi, e in particolare quelle piovutegli addosso all’indomani di Brexit e del voto americano. Lo si intuisce da tutti i piccoli e grandi riferimenti che rimarcano la volontà di preservare quel carattere di neutralità che dovrebbe essere la base di un servizio nato per ospitare l’opinione di tutti, in modo imparziale.

Non sarà una missione semplice, per ovvie ragioni tecniche. Ci sono miliardi di messaggi, commenti e messaggi attraverso i nostri servizi ogni giorno, e dal momento che è impossibile controllare tutti loro, li passiamo in rassegna solo dopo che ci arriva una segnalazione”, ammette il CEO. 

Così Facebook sa cosa c’è nelle nostre foto
Tuttavia c’è molta fiducia negli uomini e nei nuovi strumenti di intelligenza artificiale, gli algoritmi sviluppati per istruire le macchine a ragionare come un essere umano. “Stiamo studiando sistemi che riescano a guardare ciò che è contenuto all’interno di una foto o un video per segnalare al nostro team ciò che dovrebbe essere rivisto”, spiega lo stesso Zuckerberg sottolineando l’efficacia di queste tecnologie già in questa fase embrionale del progetto: un terzo di tutte le segnalazioni che arrivano al team che si occupa di effettuare la revisione dei contenuti arrivano proprio da un computer.

Contro le fake news
Più difficile moderare ciò arriva sottoforma testuale, come le opinioni scritte degli utenti. “È nostra reponsabilità amplificare gli effetti positivi e mitigare quelli negativi”, puntualizza Zuckerberg, senza però precisare quali saranno, in concreto, le azioni che verranno portate avanti. L’obiettivo, in ogni caso, è chiaro: limitare le cosiddette fake news e migliorare i meccanismi che regolano l’ordinamento dei post all’interno delle nostre timeline (la cosiddetta filter bubble).

Facebook, la lotta alle bufale inizia dalla Germania
Zuckerberg paragona il suo sito a una grande edicola digitale nella quale sono presenti testate e opinioni differenti. In un contesto di questo tipo, precisa il 32enne imprenditore americano, l’obiettivo sarà soprattutto quello di offrire il quadro più completo delle opinioni sul campo. “Un approccio più efficace è quello che mostra una serie di prospettive, e che consenta alle persone di farsi un’idea in base alle loro convinzioni. Nel corso del tempo, la nostra comunità saprà identificare quali fonti forniscono una gamma completa di punti di vista in modo che possano emergere rispetto alle altre”.

Siamo ancora alle promesse, è evidente, e nemmeno troppo dettagliate. Ma la volontà di cambiare passo è evidente, a tutti i livelli. “Le nostre più grandi opportunità  come diffondere la prosperità e la libertà, la promozione della pace e della comprensione, aiutare le persone povere e accelerare lo sviluppo scientifico, sono ormai globali”:  Zuckerberg non nomina mai Donald Trump, ma l’impressione è che questo sia solo il primo segnale di un braccio di ferro con la nuova amministrazione americana: globalizzazione contro isolazionismo, il futuro – non solo quello di Facebook – passa anche dallo scontro su queste posizioni.

PANORAMA

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