“Tra chi voterà il nuovo partito 4 su 10 vogliono Bersani leader”

andrea carugati, giuseppe alberto falci
roma

La «cosa rossa» di Bersani e D’Alema, prima ancora di nascere ufficialmente, oscilla tra il 5 e il 10% nei sondaggi. Nicola Piepoli è quello che ha la stima più bassa, tra il 5 e il 7%. Un giudizio condiviso da Alessandra Ghisleri che valuta il nuovo partito tra il 6 e l’8%. «Un buon dato di partenza», spiega Antonio Noto di Ipr, che fissa il risultato all’8% e spiega che «sommando il 4% più consolidato di Sinistra italiana, una nuova forza della sinistra potrebbe arrivare al 12%». Dato confermato da Fabrizio Masia di Emg: «Con Vendola e i suoi possono arrivare al 10-11%, e teoricamente ci sarebbe anche Pisapia».

 Quanto alle ferite provocate al Pd dall’addio di una parte degli ex Ds, i sondaggisti sono divisi. Secondo Ghisleri e Noto ci sarà una perdita di voti significativa, con i dem che scendono tra il 20 e il 24%.

Diversa l’opinione di Piepoli, che vede un Pd sostanzialmente intatto intorno al 30% nonostante la ferita. «Bersani e gli altri intercettano un voto marginale del Pd, una frangia mobile che da tempo si muove alla sinistra del partito a cavallo con Sel». «Il simbolo del Pd, soprattutto in una fase di instabilità come questa- spiega Piepoli- ha ancora un forte peso. Chi se ne va porta via pochi voti».

 

Su un altro punto invece Piepoli e Ghisleri concordano: almeno finora le ragioni degli scissionisti non sono arrivate in modo nitido all’elettorato. «Soltanto questo weekend si sono consumati due passaggi politici significativi: da un lato la nascita di Sinistra italiana, dall’altra la scissione del Pd. Così la gente entra in confusione», spiega Ghisleri. «Per ora si vede una fuga, ma non una proposta», le fa eco Piepoli. «Gli elettori sono molto preoccupati del loro futuro, molto meno alla guerre tra leader politici. Manca per ora una visione, un apparato simbolico in grado di mobilitare».

 

Di «motivazioni deboli» parla anche Noto: «Il messaggio che arriva è quello di una scissione fredda, sulle regole. Per pesare davvero un possibile risultato elettorale conterà molto il tipo di comunicazione che saranno in grado di proporre».

Non solo i temi, ma anche il leader. Per ora c’è una pluralità di voci tra gli anti-renziani. «Michele Emiliano è un ottimo oratore che sa conquistare la folla e potrebbe dunque far bene», spiega Renato Mannheimer.

 

Assai più tiepida la valutazione di Ghisleri: «Emiliano? È quello fra gli scissionisti ad avere la notorietà più alta, ma è inferiore al 10 per cento». Secondo Ipr, in uno studio per Porta a Porta, i potenziali elettori della «cosa rossa» vorrebbero alla guida Bersani con il 42%, seguito da Emiliano al 35%, Speranza al 12% e Enrico Rossi all’8%.In caso di primarie a tre dentro il Pd, sempre per Ipr, Renzi vincerebbe col 60%, seguito da Emiliano al 25% e Andrea Orlando al 12%.

LA STAMPA

 

 

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