Sarà stangata sulle accise La Ue non fa sconti e pretende 3,4 miliardi
Roma – Nessuno sconto sulla manovra motivato dalla cresciuta del Pil superiore alle aspettative.
Il miracolo statistico di fine anno, che ha fatto salire il Pil del 2016 all’1%, non farà calare automaticamente la manovra da 3,4 miliardi che ci chiede l’Europa. Torna in campo l’idea di mettere le accise su carburanti e tabacco. Ma qualche spiraglio di trattativa c’è e ha ragioni molto politiche. La principale è che la Commissione europea vuole continuare a trattare con questo governo.
La giornata di Pier Carlo Padoan, ieri a Bruxelles, non ha portato risultati concreti. La riunione dell’Eurogruppo (i ministri finanziari degli stati che aderiscono alla moneta unica) è stata dedicata interamente al nuovo prestito alla Grecia.
Gli incontri bilaterali avuti dal ministro dell’Economia sono serviti soprattutto a guadagnare tempo. Il commissario agli affari Economici Pierre Moscovici si è limitato a dire che «continueremo gli scambi con Pier Carlo Padoan per arrivare a una soluzione comune». Ha assicurato che ci sono stati «progressi» e ha sottolineato come questi siano stati il risultato dei contatti con questo governo. «In Italia c’è un presidente del Consiglio e c’è un ministro dell’Economia e delle Finanze: lavoriamo con loro», ha detto rispondendo a chi gli chiedeva un’opinione sul Pd. Distanza dalle beghe democratiche che Padoan ha condiviso subito, con quel «non è affar mio», dedicato alla scissione dei dem.
Il fatto è che la prospettiva di elezioni a settembre non piace alla Commissione, considerando che i giochi politici per formare il nuovo governo cadrebbero in piena sessione di bilancio. Nemmeno un ritorno di Matteo Renzi entusiasma i palazzi europei, bersagliati più volte dall’ex premier, soprattutto prima del referendum del dicembre scorso. Ma non piace nemmeno l’idea che il partito degli scissionisti Pd cerchi di condizionare il governo, anche quello in carica, spingendo, come tradizione della sinistra, per fare più spesa pubblica, più deficit e quindi più debito pubblico.
Ma al di la del clima favorevole a questo governo, di concessioni concrete all’Italia non ce ne sono. La brutta notizia l’ha data direttamente il ministro Padoan in mattinata: «L’aggiustamento è strutturale quindi eventuali miglioramenti delle stime sul Pil che si possono prevedere non hanno impatto sull’aggiustamento strutturale». In altre parole la manovra resta di 3,4 miliardi di euro. Confermata l’intenzione di non calcare la mano sui tempi, come chiedevano i falchi della commissione. Il dossier italiano sarà esaminato a fine marzo.
Tempo prezioso perché al ministero dell’Economia non c’è ancora un’idea precisa su come fare la manovra. Si studia una manovra leggera, ma se la trattativa con Bruxelles non darà risultati concreti, non potranno che tornare gli aumenti delle accise.
Per il momento a preoccupare i ministri economici europei è più che altro la Grecia. Ieri all’Eurogruppo sono state poste basi di un accordo. Il tentativo resta quello di chiudere entro metà marzo, prima delle elezioni olandesi. Anche per Atene, pesano valutazioni politiche.
IL GIORNALE