Pd, game over
Doveva essere la giornata degli addii ma la paura fa novanta e così si compra tempo tra ordini e contrordini.
Chi ha assistito ieri all’assemblea del Pd in cui Matteo Renzi si è ufficialmente dimesso (e ricandidato) da segretario è rimasto frastornato. Tante parole, tanto odio, ma nessun fatto certo. La sintesi migliore l’ha fatta Enrico Mentana nel corso della sua immancabile e meritoria maratona televisiva su La7: è come quei film intellettualoidi che uno esce dal cinema senza aver capito come è andata a finire. Ciò detto una certezza c’è: è «game over», fine dei giochi, per il super-Pd che solo pochi mesi fa pensava di essere padrone assoluto della politica italiana. Sicuramente è «game over» per la sua parte minoritaria, ma storica, che si rifà alla tradizione comunista. Il ricatto messo in atto da D’Alema, Bersani e soci nei confronti di Matteo Renzi è stato smascherato e respinto, per cui sta a loro decidere se rimanere a fare le belle statuine nel presepe renziano o mettere in atto la scissione e mettersi in proprio.
Comunque vada a finire (e finirà male) non è poca cosa. D’Alema e Bersani sono due perdenti di successo che hanno massacrato l’Italia per vent’anni con l’antiberlusconismo militante. Sul più bello, quando cioè con le trame e l’inganno erano riusciti ad azzoppare il Cavaliere e pensavano di avere la strada spianata verso il potere assoluto, si sono trovati tra i piedi un sindaco sbruffone che gli ha sfilato il partito. Questo è il problema, non le divergenze sulle riforme o sul Jobs Act che a D’Alema e Bersani interessano come a me appassionano pizzi e merletti. Rivogliono il maltolto, i due, ma per loro è «game over», per l’ennesima volta sconfitti dalla storia, ancora prima che dal furbetto toscano. Se poi tutto questo sarà «game over» per il Pd e per Renzi lo vedremo nel prosieguo di questa telenovela. Noi per il momento ci accontentiamo. Uno alla volta, non c’è fretta. E vedere che i primi a cadere sono i comunisti camuffati da riformisti non può che farci piacere.
Ps. Caro Renzi, quando ieri hai detto che in politica ricatti, tradimenti e scissioni ti fanno schifo, ti riferivi ad Alfano e Verdini grazie ai quali hai governato per tre anni? O no, gran paraculo.
IL GIORNALE