Pd, i demoni del Novecento
di EZIO MAURO
I demoni del Novecento sono tornati a far visita alla sinistra italiana con l’eterna tentazione dei deboli: la scissione. La debolezza, come sempre, è in chi va e in chi resta, perché la mutilazione del grande incompiuto – il Pd – pesa su entrambe le parti, colpevoli di miopia e di egoismo politico per la dissipazione delle speranze che milioni di cittadini hanno riposto per dieci anni in un’avventura nata proprio per superare le divisioni della sinistra che le avevano impedito di concorrere pienamente alla sfida per il governo nel secolo scorso.
“Un fatto è certo – scriveva Pietro Nenni nel suo diario il giorno della rottura socialista – : oggi l’orizzonte è più scuro di ieri. Perché la scissione getta in crisi tutto ciò in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo lottato”. Ecco il risultato che si sta preparando in queste ore. Ben più del calcolo dell’indebolimento parlamentare, che rischia di consegnare il Paese ad una destra ricompattata o ai grillini increduli, ciò che conta è la prigionia del Novecento che incatena il campo progressista.
È falso infatti pensare che da questa scissione nasca il riformismo renziano di governo, perché sono stati riformisti Prodi, Veltroni, Amato, D’Alema e Letta, ben prima; ed è falso pensare, simmetricamente, che la sinistra sia possibile solo nel perimetro degli ex comunisti, perché proprio gli anni dell’Ulivo e dell’opposizione a Berlusconi dimostrano che il campo vincente deve essere più largo.
La sinistra non ha bisogno di un anno zero o di un eterno ritorno: ma di rispettare al contrario la sua storia e la sua identità, rinnovandole. Deve riconoscere le leadership legittime, senza considerarle abusive, e i leader devono riconoscere le culture di minoranza, impersonando l’anima del partito. Le due parti oggi in contesa non sono all’altezza di questo compito. Se non si fermano in tempo, rischiano di far pagare all’intera sinistra colpe che sono soltanto loro. Dovrebbero saperlo. “Posso subire una sconfitta – concludeva Nenni – . Non fingere che non ci sia stata”.
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