I tirapugni uccidono la ragione

Mattia Feltri

Le proteste dei tassisti, in difesa del lavoro e delle licenze, sono comprensibili. Lo sarebbero di più se i manifestanti non bloccassero le strade, non usassero tirapugni e non lanciassero bombe carta. I tassisti dovrebbero però riflettere sulla popolarità delle rivendicazioni, molto bassa da che il mondo preferisce Uber, la app che offre servizi moderni e vantaggiosi.

 Le librerie indipendenti sono morte perché i libri si comprano scontati su Amazon, e i librai non hanno tirato pietre a Montecitorio. L’industria discografica è stata smantellata dalle piattaforme internet che a 9.99 euro al mese offrono cataloghi sterminati, e cantanti e rivenditori non hanno sequestrato le città. Anche noi dei giornali ce la passiamo male, visto che gran parte dell’informazione è gratuita su migliaia di siti.

 

Ormai si vive così: l’economia della Rete abbassa i prezzi, ma ogni nostro piccolo e conveniente commercio online distrugge i nostri impieghi e le nostre retribuzioni. Poi si può dire che la classe politica ci capisce poco e si limita a mettere qualche pezza, ma nessuno ha idea di come affrontare strategicamente una rivoluzione colossale, che ha sbriciolato novecentesche sicurezze. E non siamo messi bene se hanno solidarizzato coi tassisti pure Virginia Raggi e Beppe Grillo, per un giorno più attratti da antiche ragioni di consenso che dalle magnifiche sorti progressive al tempo del web.

LA STAMPA

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