Partito Democratico: il divorzio senza lacrime da coppia stufa della routine
Una scissione alla chetichella. Una scissione dimessa. Una scissione con gli sbadigli: gli sbadigli di chi se ne va e gli sbadigli di chi guarda con indifferenza chi se ne va. Una scissione fredda, anzi gelida. Tutti, chi resta e chi lascia, senza un soffio di pathos. Eppure sembrava che ci tenessero, al Pd, gli uni e gli altri. Eppure, insomma, un po’ di grandezza avrebbe acceso una scintilla nell’opinione pubblica. Che guarda attonita, ma senza passione, senza calore. Come il non calore di questa scissione che più scialba non si può.
Le lacrime di Pietro
L’unico pathos percepito è quello di chi si concentra con determinazione per decifrare i passi di Michele Emiliano. Per il resto, noia. Ora, non è che ci si aspettasse il passaggio fragoroso dei delegati del neonato Pcd’I che in un teatro di Livorno, nel 1921, abbandonarono tra cori e bandiere il Partito socialista (peraltro, al tempo, ancora relativamente giovane ma già sovraccarico di scissioni provocate e subite). Ma almeno un luogo che avrebbe potuto passare alla storia come il monumento di un passaggio glorioso. Per dire, come Palazzo Barberini, quando i socialdemocratici anticomunisti di Giuseppe Saragat lasciarono i socialisti filocomunisti di Pietro Nenni. E poi, certo, a ciglio asciutto, come si dice. Però nell’iconografia delle grandi scissioni in Italia, delle grandi fratture, dei grandi addii, qualche accenno di lacrima magari avrebbe dato il senso di una svolta del destino. Le lacrime di Achille Occhetto nel percorso faticoso tra la Bolognina nell’autunno dell’89, mentre i calcinacci del muro di Berlino cadevano addosso al comunismo di tutto il mondo, fino alla liquefazione del Pci a Rimini: lacrime di sofferenza, di stress, persino di umanità. Le lacrime di Pietro Ingrao. Le lacrime dei delegati al congresso di Rimini del 1991 che in una stanzetta laterale, pallidi e provati, decisero di tenersi il nome «comunista» e di progettare una Rifondazione di quel termine che stava andando in soffitta. A destra, le lacrime di Gianfranco Fini e dei suoi allora giovani colonnelli, che a Fiuggi nel gennaio del 1995 decisero di uscire dalla «casa del padre» del Msi almirantiano per dare vita ad Alleanza Nazionale, e dovettero subire la scissione dei rautiani che scelsero la «Fiamma tricolore» come omaggio alla memoria missina.
Senza entusiasmo né passione
Anche senza lacrime. Ma almeno con una scadenza, con un inno (hanno provato con «Bandiera rossa» ma senza risultati apprezzabili), con un luogo in cui darsi appuntamento e prendere un appuntamento con la storia. Il massimo del coinvolgimento emotivo finora riscontrato è da segnalarsi nell’occhiataccia con cui Matteo Renzi e Matteo Orfini hanno accolto il tentativo di stretta di mano di Emiliano domenica scorsa. E i due momenti di più forte tensione emotiva hanno coinciso con il discorso di Walter Veltroni e la riflessione di Enrico Letta, angosciati per la fine del loro partito. Due padri nobili he si soni allontanati dai ruoli apicali del Pd, che hanno una collocazione più esterna e che più sentono il richiamo di una storia, di un travaglio, di una stagione più lunga dell’eterno presente in cui sembrano affogare con stanchezza e rassegnazione tutti i protagonisti di questo momento. Stanchezza, come a sbrigare un compito burocratico, senza entusiasmo e passione. Come una coppia stanca su cui il tempo passato insieme ha spalmato un senso di appagamento, di routine e che alla fine si separa quasi con indolenza, senza più slanci, con una sensibilità irrimediabilmente appannata. Uno se ne va in America, gli altro cercano un nome per il nuovo raggruppamento. Come se quello che è accaduto non contasse e si fosse usciti dalla prigione dell’abitudine senza la smania di abbracciare una nuova avventura. E tutti assistono senza capire, come un lento dissolvimento più che con una separazione netta, anche con i suoi momenti di teatralità, se non di solennità. Una scissione al rallentatore. Una scissione fredda, anzi gelida.
CORRIERE.IT
This entry was posted on mercoledì, Febbraio 22nd, 2017 at 08:25 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.