Terremoto: l’odissea degli sfollati che resteranno anche senza hotel
La potatura delle siepi è cominciata. Gli operai sono chini nelle aiuole dell’area campeggio, mentre altri si dedicano ai rami degli alberi che non hanno superato l’inverno. Il rumore delle motoseghe entra anche nella hall, dove Paolo guarda la bacheca degli avvisi, nella quale l’invito a non allontanarsi senza giustificazione è appeso accanto alla preghiera recitata da papa Francesco per le vittime del terremoto. Ha 45 anni, una moglie e un bimbo di quattro anni. Appartengono al contingente degli ultimi arrivati, settanta persone di Tolentino che dopo le quattro scosse del 18 gennaio hanno deciso che la convivenza quotidiana con la paura era ormai una prova inutile. «Ma i nervi a pezzi non sono la cosa peggiore. Il peggio è non sapere cosa sarà di noi».
Le convenzioni con gli hotel
La sistemazione dell’area verde significa che la bella stagione è ormai alle porte. Anche l’Holiday di Porto Sant’Elpidio ha bisogno di rifarsi il trucco. In questi mesi di precarietà è stato raccontato come il principale «hub», o polmone, o centro di accoglienza, degli sfollati del terremoto continuo che non ha mai dato una vera tregua alle Marche. Ma resta pur sempre un hotel, un centro turistico, che si mantiene con l’estate. Sono 309 le strutture sulla costa che hanno dato ospitalità a chi non ha più una casa o un posto sicuro. Nel momento peggiore hanno raggiunto la saturazione sfiorando le tredicimila unità. Oggi gli sfollati sono 5.322. E la loro unica certezza è che se dovranno andare, più prima che poi.
La proroga
La convenzione che hotel e alberghi hanno firmato con la Regione scade il 30 aprile. Pochi giorni fa l’assessorato al Turismo ha chiesto una proroga al termine concordato, magari fino al 31 dicembre 2017. Stretta tra solidarietà e proprie necessità alimentari, la stragrande maggioranza degli operatori ha risposto dando la propria disponibilità fino al 31 maggio. Qualcuno è arrivato alla fine di giugno, senza chiedere un euro in più di tariffa giornaliera allo Stato, quaranta euro per ogni pensione completa. Ma andare oltre non è possibile. La lentezza dei rimborsi non invoglia per altro al bel gesto. L’importo complessivo delle spese rendicontate da 291 delle 309 strutture del sistema di accoglienza è di 22 milioni di euro. La Regione finora ne ha pagati 12.
«Noi non possiamo bucare la stagione estiva per la quale ho mezzo hotel già prenotato. I miei ospiti invece hanno il diritto di conoscere la loro sorte: a parità di aventi diritto, chi parte e chi invece resta? A chi tocca decidere? Mi sembra che ci sia una grande confusione». Daniele Gatti prova ad essere al tempo stesso direttore dell’Holiday, il centro di accoglienza più grande e sindacalista delle famiglie terremotate. Una metà dei suoi cinquecento ospiti se ne dovrà andare entro il 20 maggio. L’altra non potrà restare dopo il 30 giugno. Ci ha dovuto pensare lui, a informare i suoi sfollati. Non è stato un bel momento. «Questa gente sta soffrendo troppo» conclude. «Avrebbe diritto almeno a tempi certi».
La ricostruzione
L’unica certezza invece è che nelle Marche la ricostruzione non è ancora iniziata ed è già in ritardo. Gli albergatori costretti a scegliere tra i clienti che hanno già prenotato in riviera e gli sfollati sono una conseguenza dello slittamento del cosidetto cronoprogramma delle Sae, soluzioni abitative di emergenza. Le casette di legno ormai rappresentano l’unico orizzonte di chi non ha più un tetto. Agli abitanti delle località marchigiane colpite dal terremoto del 24 agosto come Arquata e Visso era stata fatta una promessa. «Sei mesi e ritornerete qui» fu lo slogan usato per convincerli a lasciare le loro montagne per la costa. Sono passati sei mesi, il cratere sismico si è esteso a 87 comuni delle Marche. La Regione fa sapere che «attualmente ci troviamo nella fase preparatoria dell’individuazione delle aree idonee», sicuramente resa più complicata dallo sciame sismico. Non ci sono le casette, non ci sono neppure le aree dove dovrebbero sorgere. Il rischio di fare figli e figliastri anche nella disgrazia invece c’è sempre, come dice Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera. «Io esigo gli stessi tempi di Norcia e Amatrice, perché anche qui da noi questo incubo è cominciato il 24 agosto. C’è molta confusione e altrettanto rimpallo delle responsabilità».
La bella stagione alle porte
E così dopo un inverno tremendo anche la calata degli incolpevoli villeggianti diventa un problema. Il tampone all’emergenza nell’emergenza è l’allargamento dell’ospitalità alle strutture nelle aree interne, vuote da mesi. Le centinaia di disdette ricevute dagli agriturismi nell’entroterra marchigiano sono dovute proprio alla loro vicinanza al cratere sismico. Il luogo dal quale stanno fuggendo gli sfollati. Sta arrivando la bella stagione. Ma per Paolo e la sua famiglia neppure questa è una buona notizia.
CORRIERE.IT