Wall Street si prende una pausa. Vendite su Mediaset e Vivendi
–di Chiara Di Cristofaro e Andrea Fontana
Mentre Wall Street segna il primo stop dopo dieci rialzi consecutivi, aspettando il discorso di Trump al Congresso sulle nuove misure fiscali e di spinta all’economia, i listini europei sono rimasti in altolà per tutta la seduta con l’avvicinarsi dei primi passaggi politici delicati di questo 2017 a cominciare dalle elezioni olandesi di metà marzo: gli indici continentali chiudono la settimana tutti in flessione con Francoforte giù dell’1,2% e Parigi dello 0,9%.
Piazza Affari, appesantita da Saipem e dalle banche, cede l’1,18% nel FTSE MIBe l’1,15% nel Ftse All Share. «Al di là della correzione odierna – spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig – si sta allargando il gap tra le Borse europee caratterizzate da cautela e quelle Usa e Asia che continuano a correre. Se l’Europa da una parte mostra indicatori dell’economia reale che potrebbero sostenere i listini, dall’altra paga il sentiment, non negativo, ma di cautela in vista delle evoluzioni politiche e questo favorisce ricoperture su oro e asset considerati poco rischiosi».
Sul Ftse Mib, scatto di Leonardo (+3,8%) grazie ai conti e al nuovo piano. Tonfo di Saipem (-6,8%) sui dubbi per il portafoglio ordini 2018. Male anche Banco Bpm (-6,6%) che per gli analisti continua a scontare timori sull’impatto della riduzione dei crediti problematici. Giù anche Fca (-3,1%). Male a Parigi Vivendi (-4%) dopo i conti 2016 e la notizia dell’indagine a carico dei vertici per la questione Mediaset (-1,2%).
In rialzo in area 200 punti, dopo aver anche superato questa soglia, lo spread Btp/Bund e quello francese (a 72 punti)dopo le indiscrezioni sul fatto che i consiglieri economici di Marine Le Pen (candidata alle presidenziali francesi) avrebbero illustrato a grandi gestori il programma di uscita dall’euro in caso di vittoria. Il dollaro si indebolisce e l’oro torna a salire, mentre gli investitori sembrano meno ottimisti sugli effetti delle politiche economiche e fiscali annunciate da Trump e tornano ad acquistare beni rifugio. La prossima settimana il presidente Usa parlerà davanti al Congresso e il mercato si aspetta indicazioni più precise sulla “fenomenale” riduzione delle tasse annunciata da Trump.
Wall Street tira il fiato dopo i record
Intanto Wall Street viaggia in ribasso con gli investitori che si prendono una pausa dopo una serie di record: ieri il Dow Jones ha messo a segno il decimo record di fila, la serie più lunga dal 1987. L’azionario è stato protagonista di un rally da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali Usa dello scorso 8 novembre; allora aveva promesso un taglio alle tasse e progetti infrastrutturali per rilanciare la crescita ma dettagli ancora non sono giunti. Ieri il suo segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha detto che il piano per un taglio delle aliquote dovrebbe essere pronto per agosto ma il mercato si aspettava una tempistica più veloce. Il focus è su martedì prossimo, quando Trump parlerà al Congresso.
Mediaset in rosso, Vivendi pesante dopo conti e inchiesta su vertici
Vendite intense su Mediaset a Piazza Affari e sulla sua controllata spagnola Mediaset Espana poiché le vicende giudiziarie sul contratto siglato con Vivendi e le mosse annunciate ieri da Madrid hanno l’effetto di ridurre per il momento l’appeal speculativo sui due titoli legato da dicembre al possibile riassetto delle società televisive della famiglia Berlusconi. Sui minimi dell’anno anche Mediaset Espana all’indomani dei conti del 2016 che hanno evidenziato risultati in crescita (ma in linea con le previsioni) anche se il passo di incremento della raccolta pubblicitaria nel IV trimestre (+0,7%sui mezzi propri) l’andamento dei ricavi netti totali (-5,7% a 280mln) sono stati deludenti. La sorpresa per gli operatori è stata semmai dovuta all’avvio di un nuovo programma di acquisto di azioni proprie (fino a 100 milioni e fino a un massimo del 5% del capitale) che è destinato a favorire il rafforzamento della presa da parte di Mediaset: l’operazione, come altre già effettuate negli ultimi anni, ha l’obiettivo di ridurre il capitale sociale comportando di conseguenza l’aumento della quota Mediaset oltre il 50,2% attualmente detenuto.
Ma l’attenzione odierna è puntata in prima battuta sull’iscrizione del presidente di Vivendi, Vincent Bollorè, e del ceo del gruppo, Arnauld de Puyfontaine, tra gli indagati dell’indagine aperta su istanza presentata a dicembre da Fininvest per presunta manipolazione del mercato: l’istanza è basata sull’assunto che Vivendi, venendo meno all’accordo di acquisto di Premium, abbia determinato una forte contrazione del titolo (da luglio in avanti) per poi acquistare rilevanti pacchetti di azioni Mediaset nell’ultima parte dell’anno salendo fino alla soglia del 30%. Vivendi ha giudicato l’istanza “infondata” (definizione respinta da Fininvest attraverso una nota del suo legale Niccolò Ghedini). Di fatto, comunque, se ancora ieri il ceo di Vivendi si dichiarava ottimista sulla possibilità di trovare un accordo amichevole con Fininvest-Mediase. Da capire quale può essere questa partnership visto che è alto il rischio che, con Fininvest vicina al 40% e Vivendi a un passo dal 30%, qualsiasi collaborazione anche industriale possa far scattare l’obbligo di una offerta pubblica su Cologno Monzese. «Le notizie recenti sembrano confermare che un accordo tra Fininvest e Vivendi è improbabile nel brevissimo termine – è il commento di Mediobanca Securities – e non riteniamo che una offerta ostile da Parigi rappresenti al momento una soluzione praticabile». A Parigi, soprattutto per effetto dei risultati 2016 che hanno riportato un calo del 35% degli utili, brusco scivolone di Vivendi.
Saipem zavorra il Ftse Mib, pesano risultati sotto le attese
A Piazza Affari il FTSE MIB è zavorrato da Saipem, fermata per eccesso di volatilità in avvio. La società ha diffuso ieri i dati risultati inferiori alle attese in termini di ricavi ma sostanzialmente in linea sui margini. Confermata la guidance 2017 ma preoccupano le aspettative sul 2018. Sul fronte opposto, Leonardo – Finmeccanica balza dopo i dati 2016 in linea con le previsioni ma un utile netto migliore e prospettive positive per il futuro. Hanno preso la via del ribasso i titoli bancari dopo qualche incertezza iniziale con Banco Bpm che segna il calo più pesante arrivando a perdere quasi il 5%.
In rosso anche Unicredit dopo il successo dell’aumento di capitale e mentre il focus è sulla capacità della banca di generare ricavi e sul dossier Generali. Tra i titoli peggiori Buzzi Unicem, in linea con il settore in Europa, Telecom Italia e Fca che è stata sospesa in avvio per eccesso di volatilità: secondo un operatore si è trattato di un errore nell’immissione di un ordine su un pacchetto in vendita.
Acquisti su Salini Impregilo dopo conti e prospettive lavori in Usa
Salini Impregilo corre all’indomani della diffusione dei dati annuali che registrano un incremento di ebitda ed ebit (+9,3% e +5,6%), un livello dei nuovi ordini a 7,3 miliardi superiori agli obiettivi 2016 e un calo dell’indebitamento netto a 350,9 milioni. Il titolo segnaun rialzo superiore al 5%. A spingere il titolo le prospettive di commesse in Usa, più volte sottolineate dal gruppo con l’avanzare dell’era Trump, dove vanta la presenza della controllata Lane, rilevata nel 2016. L’azienda americana, che a fine 2016 aveva in portafoglio ordini per 2,5 miliardi di euro e ne conta già 850 milioni nei primi mesi 2017, ha buone prospettive di crescita. La strategia aziendale negli Stati Uniti, sottolinea un report di Mediobanca Securities, mira a ottimizare il mix dei lavori, aumentando la quota di progetti di grandi dimensioni con un focus sulle linee di autostrade, tunnel e metropolitana. Il report precisa poi che i recenti eventi alla diga Oroville, in California (formazione di una crepa e quindi evacuazione di circa 200mila abitanti delle zone vicine), hanno ancora una volta messo in luce che il rischio di invecchiamento delle dighe negli Usa deve essere affrontato al più presto. Secondo lo State Dam Safety association, il costo stimato per riabilitare le dighe del paese è al di sopra 60 miliardi di dollari, di cui 18,7 miliardi per l’alto potenziale di rischio delle dighe. Per Salini Impregilo, la manutenzione delle dighe può quindi rappresentare un ulteriore fonte di aspirazione. Gli analisti hanno quindi conferato la valutazione Outperform con un target price a 3,5 euro.
A Londra crolla Royal Bank of Scotland, profondo rosso e nuovi tagli
Netta flessione per Royal Bank of Scotland alla Borsa di Londra, dopo l’annuncio di nuove perdite miliardarie e di un altro piano di tagli. Nel pomeriggio il titolo di Rbs cede oltre il 5%. La banca, controllata al 72,9% dal Governo britannico dopo il salvataggio del 2008, ha chiuso il 2016 con una perdita di 6,95 miliardi di sterline (8,3 mld di euro) dopo il rosso di 1,95 miliardi del 2015, segnando il nono esercizio consecutivo in perdita. Rbs è lontana dal vedere la fine del tunnel dopo il tracollo ai tempi della crisi finanziaria: oltre ai 45 miliardi iniettati dallo Stato all’epoca ha accumulato quasi 60 miliardi di sterline di perdite, portando la ‘fattura’ complessiva a oltre 100 miliardi. Rbs prevede di chiudere in rosso anche il 2017, ma il ceo Ross McEwan ha promesso un ritorno all’utile nel 2018. La banca sta ancora pagando il retaggio dei passati comportamenti, come emerge dai 5,86 miliardi di sterline che pesano sul bilancio 2016 per cause e contenziosi legali, tra cui in primis che il dossier dei mutui sub-prime negli Usa. Rbs è anche coinvolta anche nello scandalo delle polizze ‘forzose’ sui mutui che riguarda l’intero settore bancario britannico e che nel 2016 è costato altri 601 milioni di sterline. Oltre alle procedure legale, sul bilancio pesano anche i costi di una ristrutturazione che non è ancora finita. La banca, che ha già ridotto drasticamente la sua presenza internazionale, ha lanciato un nuovo piano di risparmi per 2 miliardi su 4 anni. Nel 2017 i tagli saranno pari a 750 milioni. Il ceo ha spiegato che le misure includeranno tagli occupazionali e la chiusura di sportelli, ma non ha dato cifre. Per Micheal Hewson, analista alla Cmc markets, il nuovo piano «sarà un duro colpo per il morale dei dipendenti, dopo che l’organico è calato dai 145mila dipendenti del 2007 agli attuali 80mila».
BTp: spread con Bund oltre quota 200 punti, rendimento al 2,23%
In area Euro, le notizie di natura politica continuano a condizionare le scelte degli investitori. Gli analisti di Mps Capital Services segnalano che è particolarmente seguita in questo periodo la Francia, dove si teme un’avanzata del partito Front National. In ampliamento lo spread francese, pur rimanendo sotto i massimi di 80 punti base, con il decennale tornato sotto l’1%, per la prima volta da fine gennaio. Sotto osservazione anche lo spread Italia-Spagna che questa mattina ha aperto a 44 punti base da 53 di ieri, su tensioni crescenti in vista del nuovo referendum in Catalogna sull’indipendenza. Torna a salire anche lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario dei titoli di Stato, superando la soglia dei 200 punti. Il rendimento dei titoli italiani è salito al 2,3%. Sulle future mosse della Bce è tornato a parlare Weidmann, secondo cui l’ipotesi di un rialzo dei tassi entro il 2019 non è del tutto ingiustificata se dovessero continuare a ridursi i rischi sull’economia.
BoT: assegnati semestrali per 6 mld, rendimento scende -0,294%
Calo frazionale per il rendimento dei BoT semestrali collocati oggi in asta. Il BoT a 6 mesi scadenza 31/08/2017 è stato emesso per un ammontare pari a 6 miliardi di euro a fronte di richieste per 9.144 miliardi con un rendimento lordo semplice pari a 0,294%, in flessione di 2 punti base rispetto all’asta precedente. Il rapporto tra domanda e offerta si è attestato a 1,52 da 1,56 dell’asta di gennaio. Il regolamento dell’asta cade sul prossimo 28 febbraio.
Il dollaro si indebolisce, l’euro torna sopra quota 1,06
Dopo essersi spinto di nuovo sopra 1,06 per un euro, il dollaro ha rivisto gli acquisti ed è tornato in area 1,057 dimenticando i dati deludenti sulle vendite di case nuove a gennaio (+3,7% negli Usa sotto le previsioni) e posizionandosi già in vista del discorso del presidente Trump al Congresso da cui potrebbero emerge indicazioni più chiare (almeno è questa l’aspettativa degli investitori) in termini di riforma fiscale e misure di ulteriore stimolo all’economia.
Oro sui massimi da tre mesi, ritraccia il petrolio
Il petrolio ha limato i guadagni dopo i dati Usa che hanno evidenziato come la produzione sia tornata sopra i 9 milioni di barili al giorno per la prima volta da aprile 2016 (segui qui l’andamento di Brent e Wti). Leggermente in aumento le scorte generali che hanno comunque toccato un nuovo record. L’oro è tornato sopra i 1250 dollari l’oncia in linea con la debolezza del dollaro e viaggia sui massimi da tre mesi e mezzo, con un ritorno di acquisti per i beni rifugio.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)