Come fermare l’ondata delle promesse dei politici?

Caro direttore,
negli ultimi tempi si osserva una crescente carenza di idee e contenuti tra i nostri politici. Uno dei pochi aspetti positivi è che sono venuti alla luce i veri obiettivi dei partiti. Non sono azioni per migliorare le condizioni socioeconomiche, ma per soddisfare i loro interessi e per consolidare il loro potere e il consenso politico. Spesso la differenza tra le dichiarazioni del presente e del passato e le azioni intraprese sono addirittura in antitesi. Sarebbe interessante creare sul Corriere una rubrica sulla coerenza tra la comunicazione e i fatti dei politici in Italia e in Europa.
Carlo Bianchi, Milano

Caro signor Bianchi,
Lei tocca un punto davvero importante della nostra vita politica e ragiona su un compito tra i più difficili per chi informa. Il divario enorme tra ciò che si annuncia e ciò che si fa da parte dei partiti e del governo non è certo un problema solo dei nostri giorni. È sempre esistito ma oggi viene moltiplicato dai tantissimi canali di comunicazione che abbiamo a disposizione. Basta fare una promessa, annunciarla in tv, sui social network, condividerla su Facebook e il gioco sembra fatto.

L’importante è esserci, diventare virali; se poi il progetto si realizza o no poco importa.
Con l’aggiunta qualche volta di vere e proprie balle («fake news» in inglese, per darsi un po’ di tono) che possono essere diffuse e difficilmente contrastate.
Allora come fa un cittadino a dare un giudizio obiettivo sul lavoro di un politico, di un amministratore, di un dirigente d’azienda? E come deve comportarsi un giornale che della serietà e dell’oggettività dell’informazione dovrebbe nutrirsi?
Intanto possiamo partire da un punto che può sembrare banale ma non lo è: i fatti sono fatti, non esistono «fatti alternativi», come spericolatamente ha dichiarato un consigliere di Trump per giustificare un’affermazione falsa del nuovo presidente. E la verifica andrebbe fatta prima di mettere in pagina qualsiasi notizia. Ogni annuncio deve essere sottoposto a uno scrutinio rigoroso. E poi verificato alla luce della sua realizzazione o no.
Il Corriere lo ha fatto nei giorni scorsi sul dopo terremoto, con un’inchiesta scrupolosa di Fiorenza Sarzanini. Anche una rubrica di «fact checking»

(verifica di una notizia, di un annuncio alla luce dei dati concreti) può essere una buona idea. Che riesca a fermare l’ondata delle promesse ho però qualche dubbio. E neppure credo che possa cambiare l’abitudine ad agire per interessi personali. Quanti onorevoli, nella scissione in corso del Pd, stanno decidendo in base a motivazioni ideali e quanti in base a cosa è meglio per la loro ricandidatura? Temo che la risposta sia facile.

CORRIERE.IT

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