Renzi sotto assedio fa un giorno da rifugiato nel bunker di Milano
Ma quale California. Per Matteo Renzi l’America è, e sarà sempre Milano. Per questo nel 2016 c’è venuto 22 volte e per il 2017 promette già bene.
E non solo perché Milano è cool, alla moda e fa tendenza, ma perché è uno dei pochi casi nei quali un sindaco targato Pd ancora non gli volta le spalle. Quando viene in città è sicuro di non trovare contestazioni ad attenderlo (come succede con sempre più frequenza) e, anzi, è da qui che sta architettando il suo ritorno, citando Milano come modello da seguire confermandosi città vicina al centrosinistra a trazione renziana.
Non è un caso che nel capoluogo lombardo il 4 dicembre scorso abbia vinto il «Sì» alla riforma, seppur di poco (51,13%). Non è un caso che Renzi possa contare su quasi tutta la Milano che conta, quella dei salotti, della moda, della tecnologia, la Milano che va alle sue cene di autofinanziamento, che sovvenziona le Leopolde e che stacca assegni per la sua Fondazione Open.
E non è un caso che Renzi ci abbia fatto una capatina anche ieri, per partecipare alla Santa Messa in Duomo in suffragio di Franca Sozzani (ultimo giorno della Fashion Week milanese) dove c’erano tutti i suoi amici ricchi: era seduto in prima fila di fianco al sindaco Giuseppe Sala. Accanto a lui tutto il gotha della moda milanese che non ha mancato di fargli la riverenza. Tra gli altri Giorgio Armani, Valentino, Miuccia Prada, Patrizio Bertelli, Donatella e Santo Versace, Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef, Diego e Andrea Della Valle, Ermanno Scervino, Francois Henri Pinault (proprietario del colosso del lusso francese Kering), Raffaello Napoleone (ad Pitti Immagine), Gaetano Marzotto (presidente di Pitti Immagine), Claudio Marenzi, (presidente di Sistema Moda Italia) tanto per nominare i più vicini.
Ma prima di baciare la stilista ed ex cantante Victoria Beckam, Lapo Elkann, la direttrice di Vogue Usa Anna Wintour, le top model Naomi Campbell e Eva Herzigova, in mattinata il Renzi «libero da ogni incarico, libero da ogni responsabilità», come lui stesso si definisce, era andato a Cernusco sul Naviglio, per visitare il cantiere del nuovo polo scolastico insieme al sindaco Eugenio Comincini, al segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati e al segretario del Pd Lombardia Alessandro Alfieri.
Una full immersion milanese che era iniziata già domenica dal salotto del suo intervistatore personale Fabio Fazio a Che tempo che fa. Dagli studi Rai di corso Sempione ha poi raggiunto i militanti e volontari dei circoli Pd ed è poi andato a cena sul tardi in un luogo segreto con alcuni personaggi della Milano vip, tra i quali probabilmente anche il sindaco Sala, con cui i rapporti si sono leggermente raffreddati. A capodanno consigliò a Renzi di «saltare un giro e non ricandidarsi alle Politiche». A chi gli ha chiesto se ha parlato con l’ex premier del Pd, Sala ha risposto: «Milano non è avulsa da quello che succede nel centrosinistra anzi può essere un esempio visto che è riuscita a tenere insieme tutte le realtà». L’assessore Pd Pierfrancesco Majorino ci ha messo il carico da undici: «Fa bene Renzi a citare il modello Milano, ma qui ha voluto dire rispettarsi, nel centrosinistra e tra posizioni diverse. Alle primarie io sosterrò Andrea Orlando, mi piace l’idea di battere Renzi». Proprio quell’Orlando che ieri ha lanciato la sfida a «Matteino» nella sua Firenze.
Nei pensierini della sera Renzi scrive con il filino di retorica, di essersi rimesso in viaggio e «continuerò a girare, con l’allegra curiosità di chi è innamorato della vita e del futuro, scrivendo i miei appunti su un taccuino che diventerà libro molto presto. E incontrando storie, persone, volti». Soprattutto nell’amato bunker di Milano dove almeno qualcuno gli ricambia ancora i saluti.
IL GIORNALE