Finisce l’incubo di Bacci, due arresti per gli spari e le minacce all’imprenditore amico di Renzi
Due li hanno già arrestati. Altri due sono indagati. Ma la sensazione è che l’inchiesta per scoprire autori e mandanti dei blitz intimidatori contro Andrea Bacci, 55 anni, imprenditore di Rignano sull’Arno inquisito per bancarotta fraudolenta, amico dell’ex premier Matteo Renzi e già socio in affari del padre Tiziano, sia solo all’inizio.
Le accuse
«Le indagini continuano, crediamo ci possano essere altri sviluppi interessanti», conferma il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo. In carcere sono finiti Pasquale D’Alterio, un imprenditore di 44 anni residente in provincia di Pistoia ma originario del comune di Giugliano, nel Napoletano e Giuseppe Raffone, un pregiudicato di 48 anni di Catania che da alcuni anni vive a Firenze. I pm Luca Turco e Christine Von Borries li accusano di reati che vanno, a vario titolo, dal concorso in estorsione continuata al porto e detenzione illegale di arma da fuoco. A inchiodarli le indagini condotte dal Gico. Gli uomini del reparto speciale della Guardia di Finanza per più di un mese hanno analizzato i profili contabili di alcune società, eseguito perquisizioni, ascoltato intercettazioni telefoniche e ambientali. E visionato i video registrati dalle telecamere installate nel piazzale della Ab Florence (azienda di Bacci) il 23 e il 24 gennaio quando furono esplosi nove colpi di pistola contro le vetrate dell’azienda e contro l’auto di Bacci, una Mercedes.
Il debito
Un gesto che, per gli investigatori, doveva servire a convincere Bacci a pagare un debito di 270 mila euro che la Coam srl, altra azienda di Bacci, aveva nei confronti di Pasquale D’Alterio. Raffone sarebbe stato l’ideatore del blitz, tra l’altro male organizzato, con uomini (come mostrano i filmati) che prima colpiscono alle 10.30 del mattino davanti a decine di automobilisti e poi, la notte dopo, tornano a sparare incuranti dei sistemi di sicurezza. «Come mi sento? Sollevato e ringrazio investigatori e magistrati — commenta Andrea Bacci —. Sono stati anche giorni complicati perché sono stato costretto a vivere sotto protezione. Sono però anche sbalordito di ciò che è accaduto. Questi fornitori sarebbero stati rimborsati sino all’ultimo centesimo. Hanno agito in modo incomprensibile».
Le indagini
Effettivamente, come risulta dalle indagini, a novembre Bacci aveva raggiunto un accordo per saldare una parte del debito con Pasquale D’Alterio che avrebbe dovuto avere in cambio un appartamento, del valore di 190 mila euro, che Bacci stava costruendo a Livorno. Poi nel dicembre 2016 la Procura chiese il fallimento per bancarotta fraudolenta della Coam e l’accordo saltò. Andrea Bacci è amico della famiglia Renzi. Con il padre del premier, Tiziano, era stato socio nella Raska srl. Renzi lo aveva nominato nei cda di Mukki, la centrale del latte fiorentina e della Florence Multimedia (agenzie di comunicazione della Provincia). Infine (quando era diventato sindaco di Firenze) la nomina a presidente alla guida della Silfi, società dell’illuminazione pubblica del capoluogo toscano. Nel 2004 un’impresa edile di Bacci aveva ristrutturato la villetta di Pontassieve della famiglia Renzi.
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