Tra farmaci e consulenze Gli affari del Giglio magico al setaccio della Finanza
Non si sa come mai ma ogni volta che tintinnano le manette e ci sono di mezzo corruzione e affari, si casca sempre in riva all’Arno.
Anche nell’ingarbugliatissimo caso Consip, che ieri ha portato all’arresto dell’attore protagonista, l’«Avvocato», Alfredo Romeo, per presunte mazzette pagate in cambio di appalti, le tracce portano alle porte di Firenze dove si registra un gran fermento.
Prima tappa del viaggio, Scandicci. Ridente cittadina a circa 8 chilometri dal capoluogo, da sempre il bunker prediletto della sinistra toscana, dove tutto è permesso se sei un compagno (qui, tanto per dirne una, ha fatto carriera la varesotta Simona Bonafè, sconosciuto assessore comunale all’Ambiente prima di entrare nel gotha del renzismo), dove ieri i carabinieri del Noe e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria, hanno fatto una visitina a casa di Carlo Russo. Lui è amico di vecchia data dei Renzi e «socio in affari» di Tiziano, babbo dell’ex premier.
Entrambi indagati per traffico illecito di influenze, Russo si vantava coi clienti di conoscere Luca Lotti (anch’esso indagato in questa storia per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento) e Maria Elena Boschi. Anche sul profilo Facebook si nota una certa esaltazione per Renzi: la foto principale è «Io sto con Matteo Renzi» e tra i post si dice «orgoglioso e fiero del mio Segretario». Inoltre, nel 2013, insieme a Romeo destinò attraverso l’Isvafim Spa, 60mila euro alla fondazione Open (il caveau di Renzi) che paga le Leopolde renziane, in occasione della campagna per le primarie Pd.
Nel mirino la Rc Consulting, società di Russo che ha sede nello stesso appartamento in cui risiede. È l’ultima avventura di Russo, che in passato ha aperto, senza fortuna, anche un centro benessere a Firenze. Grazie ai suoi legami con il numero uno Consip (nominato da Matteo Renzi), Luigi Marroni, allora direttore della Asl di Firenze, prima, e assessore regionale alla Sanità con Enrico Rossi, dopo, Russo ha fondato un’azienda, la FarExpress, di consegna farmaci a domicilio per non vedenti. Nel 2013 l’allora assessore alle Politiche Socio Sanitarie e vicesindaco (con Renzi sindaco) del Comune di Firenze, Stefania Saccardi dette pieno sostegno alla FarExpress.
Questo 34enne di Scandicci, sposato, con due figli, impegnato nel ramo logistica (come papà Tiziano) è accusato di essere, proprio assieme al babbo del segretario del Pd, il «facilitatore» di Romeo nell’aggiudicazione delle commesse pubbliche, prima tra tutte quella del più grande appalto in corso in Europa, il facility management 4, una torta da 2,7 miliardi dove il Giglio magico voleva mettere le manine. Secondo i pm, Tiziano Renzi e Russo, «sfruttavano le relazioni tra Renzi senior e Luigi Marroni» e «si facevano promettere soldi da Romeo».
Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana, Giovanni Donzelli, ha presentato un’interrogazione nella quale chiede «dove siano finiti i 70-80mila euro dati a una ditta di catering fiorentina, che Russo avrebbe chiesto a Romeo di pagare, a favore della campagna elettorale del presidente della Regione alle ultime Regionali». «Non risultano fatture saldate da Romeo», taglia corto l’assessore Bugli.
A un certo punto, ieri, sembrava che i carabinieri si dirigessero anche a Rignano sull’Arno, verso la villetta gialla in fondo a un vialetto in salita, in cima a un poggio, in località Torri, dove vive Tiziano Renzi. Poi non ci sono andati. Per ora.
Ma il vero mistero è un altro: come possa un pensionato di un paesino di campagna muovere milioni di euro ed essere amico dei più grandi intrallazzatori d’Italia.
IL GIORNALE