«Ha rottamato il padre» Grillo attacca, ira di Renzi: è squallido e violento
ROMALa mattina, a Pontassieve, la lettura delle paginate dei giornali dedicate alla sua famiglia. Più tardi, il blog in cui Grillo lo accusava di aver «rottamato» il padre, l’altra sera a Otto e mezzo su La7. Alla fine, Renzi, amareggiato, non ha resistito più. Era a casa con la moglie e i figli per «staccare» un po’ , ma ha deciso di rispondere al leader del M5S sul suo blog.
Nessuna polemica politica, perché non è in questa sfera che l’ex segretario del Pd si è sentito colpito. Sì, perché l’accusa che brucia è di aver scaricato il padre quando ha dichiarato: «Se è colpevole, pena doppia». Scrive il leader del M5S: «Se a Berlusconi avessero toccato la mamma si sarebbe costituito, il menomato morale non si rende neppure conto che questa uscita lo segnerà per sempre».
«È la seconda volta in 65 anni di vita — risponde l’ex premier a Grillo — che mio padre viene indagato. La prima fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato poi archiviato perché non aveva fatto niente». E la notazione sul nesso temporale non può sfuggire. Ora, la nuova indagine: «Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza. Spero che quando arriverà la parola fine ci sia la stessa attenzione mediatica che c’è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere. Ma tu, caro Grillo, hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima — la dimensione umana tra padre e figlio — senza alcun rispetto. In modo violento».
Poi l’ex premier continua così: «In una trasmissione ho spiegato la mia posizione. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe il doppio della pena di un cittadino normale. Dire queste cose costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l’unico modo per rispettare le Istituzioni. Perché quando hai giurato sulla Costituzione, quando ti sei inchinato alla bandiera, rimani uomo delle Istituzioni anche se ti sei dimesso da tutto. E tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto».
Ed è a questo punto che l’ex premier offre uno squarcio del suo rapporto con il papà: «Mio padre è un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta). Per me però è semplicemente mio padre, mio babbo. Mi ha tolto le rotelline dalla bicicletta, mi ha iscritto agli scout, mi ha educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini, mi ha abbracciato quando con Agnese gli abbiamo detto che sarebbe stato di nuovo nonno, mi ha pianto sulla spalla quando insieme abbiamo accompagnato le ultime ore di vita di nonno Adone, mi ha invitato a restare fedele ai miei ideali quando la vita mi ha chiamato a responsabilità pubbliche». Dunque: «Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli. Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti. E spero che un giorno ti possa vergognare per aver toccato un livello così basso. Ti auguro di tornare umano, almeno quando parli dei valori fondamentali della vita, che vengono prima della politica».
Quando ha finito di scrivere il suo blog, Renzi si è sentito sollevato. La replica di Grillo – «Si derottamano i padri solo se la rottamazione è una gaffe comprovata. Matteo tu sei una gaffe esistenziale» – non lo ha toccato: «Io sono una persona onesta. Non ho paura. Sono un uomo libero, non ho indennità, non ho un seggio, non ho un vitalizio né l’immunità».
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