Inchiesta taroccata
La scorsa estate, secondo una ricostruzione pubblicata da Il Foglio e mai smentita, Massimo D’Alema andava confidando agli amici che Matteo Renzi sarebbe caduto presto per via giudiziaria.
In quei giorni a indagare sul cerchio magico dell’allora premier era il mitico pm napoletano Henry John Woodcock, l’uomo dal grilletto (giudiziario) facile che, per le sue scorribande, si avvale, non si capisce a che titolo, degli uomini del Noe, il Nucleo operativo ambientale. All’alba di una mattina di qualche anno fa me li ritrovai pure io in casa. Woodcock ne aveva spediti dodici – dico dodici! – da Napoli a Milano e a Como per perquisire gli uffici e le case mie e del collega Nicola Porro. Secondo il noto pm noi due eravamo a capo di un complotto tipo demo-giudo-pluto-massonico ai danni dell’allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Seguì conferenza stampa alla procura di Napoli sulla nostra «macchina del fango» e conseguente gogna mediatica da parte di colleghi o ubriachi o in malafede.
Sapete come finì? L’inchiesta fu tolta a Woodcock perché si scoprì che non aveva alcun titolo per farla. Io non venni mai convocato né interrogato, chi ereditò l’incartamento semplicemente stralciò il mio nome. Solo per giustificare i costi del viaggio dei dodici Noe, e tanto clamore, il povero Porro fu rinviato a giudizio e, ovviamente, assolto per non aver commesso il fatto.
Questo è Woodcock, l’uomo che vuole sgominare il renzismo. Siccome la sua fama è ormai universale, ieri i suoi colleghi di Roma lo hanno di fatto estromesso dall’inchiesta. La Procura di Roma ha infatti revocato con effetto immediato la delega a indagare agli uomini del Noe al servizio del pm napoletano: troppe ambiguità nelle indagini, troppe fughe di notizie, troppi pasticci. Come dire: l’onore e la stabilità del Paese devono essere messi nelle mani di gente seria e responsabile.
Questa inchiesta ha quindi già individuato un colpevole: il sistema Woodcock. C’è una giustizia – non mi riferisco a lui, a scanso di querele – che ha poco a che fare con i codici e col diritto e tanto a che fare con l’ambizione e il narcisismo mediatico, con la politica e il giornalismo. È come, anzi peggio delle logge segrete e malandrine che si prefigge di smascherare. Qualcuno se ne sta accorgendo: meglio tardi che mai.
IL GIORNALE