I listini Ue chiudono deboli, a Milano (+0,03%) bene Exor su ipotesi Fca-Vw
di E. Micheli e G.Maurino
I listini europei chiudono poco mossi una giornata caratterizzata dalla prudenza. I mercati attendono di capire meglio i tempi e i contenuti della proposta economica del presidente Usa, Donald Trump, ma guardano anche alle mosse delle banche centrali – prima la Bce e poi la Fed – che arriveranno nei prossimi giorni. Francoforte e Londra hanno chiuso attorno alla parità mentre Parigi ha ceduto circa mezzo punto.
A Piazza Affari il FTSE MIB ha registrato un leggero progresso dello 0,03% e il Ftse All Share dello 0,08%. Le parole di Marchionne dal salone dell’auto di Ginevra hanno mosso tutta la catena Exor–Fca–Ferrari. Il particolare, si è mossa bene la holding (+1,22%) dopo che il manager italo-canadese ha aperto a una possibile alleanza con Volkswagen.
Fca (+0,1%) ha chiuso poco mossa mentre Ferrari (+0,9%) si è apprezzata sul finale dopo che Marchionne ha indicato che il titolo può crescere ancora oltre quota 62 euro per azione. Il settore bancario è stato fra quelli più venduti a Milano complice un report di Goldman Sachs che ha penalizzato Bper (-4,2%) e Ubi Banca (-2,33%). In controtendenza Intesa Sanpaolo(+0,26%) che ha ceduto il suo 50% di Allfunds Bank e si prepara a incamerare una plusvalenza di 800 milioni di euro.
Focus sulle mosse delle banche centrali
Fra gli operatori cresce l’attesa per le prossime mosse delle banche centrali. Negli Stati Uniti, sale il nervosismo degli investitori in vista della riunione del 14 e 15 marzo prossimi della Federal Reserve. Le probabilità di una stretta, misurate dai future sui Fed Funds, sono salite
oltre l’84% sulla scia di una serie di commenti giunti la settimana scorsa da vari membri della banca centrale Usa tra cui quelli del governatore Janet Yellen che,
venerdì scorso, ha detto che un aumento del costo del denaro potrebbe essere «appropriato» se il mercato del lavoro e l’inflazione resteranno in linea alle stime. I fari sono dunque sul rapporto dell’occupazione americana a febbraio, in
arrivo venerdì prossimo. Intanto cresce lo scetticismo per la tempistica con cui l’amministrazione Trump annuncerà i tanto promessi tagli alle tasse.
In Europa, c’è attesa per la riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea in calendario giovedì. Gli esperti sono pronti a scommettere che ancora una volta l’istituto centrale opterà per lo status quo, ma i toni del numero uno, Mario Draghi, potrebbero cambiare visto che l’inflazione di febbraio è volata al 2%, dopo quella di gennaio pari all’1,8%. L’andamento dell’indice dei prezzi, in linea con il target dell’Eurotower, potrebbe indurre una revisione della manovra di politica monetaria. L’Ocse ha raccomandato che vadano avanti le misure straordinarie. Nell’Interim Economic Outlook, l’organizzazione internazionale ha indicato che «considerando la modesta domanda e le deboli pressioni sui prezzi, nella zona euro e in Giappone dovrebbero proseguire le attuali misure monetarie straordinarie, ma c’è poco spazio per altre iniziative dato il rischio di aggiungere altre vulnerabilità finanziarie, in particolare in assenza di misure fiscali e strutturali che siano di supporto». Negli Usa, invece, i tassi ufficiali dovrebbero aumentare gradualmente se la ripresa continuerà al passo previsto. L’ocse ha stimato che l’economia reale sta andando avanti, ma a passo modesto. le borse, tuttavia sono disconnesse dalla realtà.
Vendite su Snam dopo i conti e il piano al 2021
A Piazza Affari Snam Rete Gas in rosso, dopo la diffusione dei conti del 2016, archiviati con i ricavi totali per 2,56 miliardi, in calo del 2,6% e un utile netto di 845 milioni, sopra gli 800 milioni stimati lo scorso giugno dalla società, che l’anno scorso ha scorporato Italgas. Il cda ha deliberato di proporre all’assemblea dei soci la distribuzione di un dividendo pari a 0,21 euro per azione. L’azienda ha deciso di alzare il livello degli investimenti nel periodo 2017-2021 a 5 miliardi, ossia 400 milioni in più rispetto al precedente piano industriale.
Banche deboli, ma si salva Intesa
Dopo una partenza contrastata, le azioni delle banche hanno imboccato la strada del ribasso, con Bper. che guida le perdite, seguita daUbi Bancai. Anche Unicredit, che sulle prime battute era partita in rialzo, ha invertito rotta. Cerca invece di difendere le posizioni Intesa Sanpaolo, beneficiando dell’annuncio della cessione della quota in Allfunds Bank, per 900 milioni di euro. Le azioni di Bper e Ubi risentono del giudizio di Goldman Sachs, che questa mattina ha rivisto il prezzo obiettivo su Bper a 5 euro, dai precedenti 6,7 euro e il giudizio da ‘Buy’ a ‘Neutral’. In aggiunta Goldman Sachs ha anche ritoccato anche la valutazione del target di prezzo su Ubi da 3,6 euro a 3,4 euro, mantenendo il rating “Neutral”. In più a riaccendere i riflettori sulle banche italiane oggi è stata anche l’Ocse, che ha ricordato che l’Italia è in prima fila per le sofferenze bancarie, rispetto ai crediti complessivi. L’Ocse ha sottolineato che normative inefficaci sulle insolvenze e la scarsità di capitale scoraggiano le banche dal riconoscere le perdite sui crediti. Le risorse restano così ‘intrappolate in imprese-zombie’, mentre una soluzione ‘rapida e decisa’ aiuterebbe a convogliarle verso aziende più produttive.
Ben impostata Telecom
Telecom Italiaè ben impostata all’indomani della notizia, emersa dalle comunicazioni Consob, che Jp Morgan mantiene la presa sulla società e resta secondo azionista dietro Vivendi, con il 6,018%. I titoli restano tuttavia al di sotto dei valori di inizio anno, nonostante lòa maggior parte degli analisti abbia espresso raccomandazioni positive dopo la presentazione, a inizio febbraio, del piano industriale targato Flavio Cattaneo. Le azioni, d’altra parte, pagano l’incertezza legata alla concorrenza che si profila all’orizzonte con Enel Open Fiber e Iliad che si apprestano a entrare nel mercato delle tlc. Inoltre sono penalizzate anche dai dubbi sulle mosse di Vivendi, che dovrà decidere se rimanere in Telecom Italia o scommettere invece su Mediaset, società nella quale si è spinta poco sotto la soglia del 30% del capitale, alle spalle del primo azionista Finivest con il 38% delle azioni.
Rai Way e Ei Towers sotto la lente in vista di possibile aggregazione
Fuori dal paniere principale, sono sugli scudi Rai Way ed Ei Towers, beneficiando di indiscrezioni in base alle quali Rai Way avrebbe dato mandato a Citigroup di studiare un’aggregazione con la controllata di Mediaset. Un ritorno di interesse sui titoli dunque dopo il fallimento del tentativo di Ei Tower di andare a nozze con Rai Way nel 2014.
Euro sulla soglia di 1,06$, il petrolio mantiene le posizioni
Sul fronte dei cambi l’euro si mantiene in prossimità della soglia di 1,06 dollari a quota 1,0578 (1,058 dollari ieri). La moneta unica vale inoltre 120,57 yen, mentre il rapporto fra dollaro e yen si attesta a 113,72. Il petrolio mantiene le posizioni con il Wti che sale dello 0,39% a 53,4 dollari al barile.
Ocse prevede una crescita globale del 3,3% per quest’anno
Secondo le previsioni dell’Ocse, la crescita globale dovrebbe segnare una modesta accelerazione al 3,3% quest’anno e al 3,6% il prossimo grazie alle iniziative fiscali dei maggiori Paesi, dopo avere chiuso il 2016 con un 3% scarso, il ritmo più lento dal 2009. Nel confermare le stime di novembre sul Pil del pianeta, l’Interim Economic Outlook dell’Ocse lancia, però, due avvertenze: la crescita resta ancora sotto la media dei 20 anni precedenti la crisi, che era circa il 4% e molti sono i rischi che potrebbero far deragliare una ripresa già non solidissima. In primis vi sono le minacce che vengono dalla «disconnessione tra mercati finanziari e fondamentali macro-economici», ma potrebbero essere in agguato anche accessi di volatilità dei mercati o avere il sopravvento le tante debolezze finanziarie (inclusi gli Npl) e le incertezze politiche. L’Ocse insiste, comunque, sul fatto che «le valutazioni positive che si riflettono sui valori di mercato appaiono disconnesse dalle prospettive economiche reali». In questo contesto l’azione dei Governi deve gestire i rischi, rafforzare la crescita e assicurarsi che sia più inclusiva. I Paesi «dovrebbero utilizzare lo spazio a disposizione nelle finanze pubbliche per lanciare iniziative che aumentino la domanda e rendano tasse e spesa più a sostegno della crescita di lungo termine e dell’equità.» Nei Paesi avanzati, un mix di politiche fiscali e riforme strutturali ridurrebbe il peso che ora ricade sulla politica monetaria, aprendo la strada a una crescita maggiore e alla normalizzazione dei tassi d’interesse.
Deficit commerciale Usa ai massimi da cinque anni
Dagli States è stato annunciato che in gennaio il deficit commerciale è salito rispetto al mese precedente al livello più alto in quasi cinque anni, ovvero da marzo 2012. Secondo quanto reso noto dal dipartimento del Commercio, in gennaio il deficit è salito del 9,6% a 48,49 miliardi di dollari, mentre gli analisti attendevano un aumento a 48,7 miliardi. In dicembre il deficit si era attestato a 44,26 miliardi di dollari (invariato rispetto alla prima stima). In gennaio le esportazioni sono aumentate dello 0,6% a 192,09 miliardi, mentre le importazioni sono cresciute del 2,3% a 240,59 miliardi. Su base annuale, il deficit commericale è dell’11,8% più alto rispetto a gennaio 2016.
BTP: spread con Bund risale ancora a 186 punti, rendimento al 2,19%
Sale ancora lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario dei titoli di stato europei. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005210650) e il pari scadenza tedesco ha chiuso a 186 punti base, cinque in più rispetto alla vigilia. Chiude in crescita anche il rendimento del decennale italiano, al 2,19% rispetto al 2,15% di ieri sera.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)