L’Europa chiude poco mossa. A Milano Eni giù col petrolio
–di C. Di Cristofaro e P. Paronetto
I listini europei confermano in chiusura la natura interlocutoria della seduta odierna, in cui l’attenzione degli investitori si è concentrata sull’attesa per i prossimi appuntamenti con le banche centrali: la Bce giovedì e la Fed la prossima settimana. A Piazza Affari, il FTSE MIB ha terminato la giornata a +0,14%, sostenuto dal recupero del settore finanziario e in particolare dal buon andamento dei titoli assicurativi. Generali è salita dell’1,75% e Unipol dell’1,81%. Bene anche Mediaset (+1,71%), mentre le vendite hanno colpito Eni (-1,66%), penalizzata dal calo del prezzo del petrolio dopo l’annuncio di un aumento più consistente delle previsioni delle riserve Usa, e Telecom Italia (-0,83%), che ha scontato la prospettiva di un’aggressiva concorrenza di Iliad sul fronte dei prezzi in vista dello sbarco dell’operatore francese sul mercato italiano.
Domani la Bce si riunisce a due anni dall’avvio del Quantitative easing e, secondo alcuni osservatori, potrebbe rimuovere dalla dichiarazione ufficiale il riferimento al fatto che i tassi di interesse potrebbero scendere ancora in futuro. La prossima settimana sarà poi la volta della Fed, dopo che negli ultimi giorni si è fatta sempre più concreta l’aspettativa di un rialzo dei tassi: in quest’ottica l’attenzione degli investitori è puntata sui dati relativi al mercato del lavoro che saranno diffusi venerdì e che potrebbero fornire nuovi argomenti alla banca centrale per la stretta di politica monetaria. Oggi, intanto la società Adp ha stimato la creazione di 298mila posti di lavoro nel settore privato in febbraio, dato superiore alle previsioni.
Wall Street è sulla parità, mentre i principali listini europei (qui l’andamento degli indici) hanno chiuso poco mossi. A Londra, intanto, gli investitori sono rimasti concentrati anche sulla partita Brexit, dopo che ieri la Camera dei Lord ha bocciato la linea del Governo di Theresa May, allungando i tempi per la legge che attiverà l’iter negoziale per l’uscita dall’Europa. Già lunedì prossimo potrebbe ricominciare la discussione alla Camera dei Comuni.
Salgono bancari e materie prime, giù l’energia
Le Borse del Vecchio Continente si sono mosse caute, in una giornata comunque ricca di dati societari. Da segnalare il rialzo di Adidas balzata di oltre il 9% a Francoforte dopo aver chiuso il 2016 con un utile netto balzato di oltre il 60% sopra 1 mld, con il dividendo salito a 2 euro (+25%). A Parigi brusco scivolone di Edf col titolo che è arrivato a cedere oltre l’8% mentre ha preso il via la ricapitalizzazione da 4 miliardi. L’Agenzia delle partecipazioni statali (Ape) ha reso noto oggi di aver ceduto i diritti di sottoscrizione per 92 milioni di euro ed ha ribadito che «dopo questo investimento, lo Stato sottoscriverà, come si è impegnato, 3 miliardi di euro nell’ambito dell’aumento di capitale». A livello settoriale (segui qui l’andamento dei comparti europei) salgono le materie prime e le banche mentre sono sotto pressione gli energetici e e le utilities. A Piazza Affari contenuto recupero per i titoli bancari.
Fiat Chrysler Automobiles è rimasta sotto i riflettori nonostante i vertici di Volkswagen abbiano chiuso all’ipotesi di un’alleanza con la casa italiana. Da Ginevra il numero uno tedesco del gruppo Volkswagen, Matthias Mueller, ha detto che Vw non è aperta a discussioni per una possibile fusione con il gruppo italoamericano. Ieri l’a.d. di Fca, Sergio Marchionne, aveva invece notato che Vw potrebbe essere un partner interessante e che «al momento giusto Vw busserà alla porta di Fca». Il manager italo-canadese aveva comunque ribadito che il partner ideale di Fca resta General Motors, ma anche il colosso di Detroit – per bocca del suo numero due Dan Ammann – ha detto di non essere interessato. Il settore resta comunque in fermento dopo che l’acquisizione di Opel da parte di Peugeot ha riacceso la speculazione possibili nuove operazioni di consolidamento.
In coda al listino Telecom Italia dopo che Iliad ha detto che vuole conquistare il 10-15% del mercato della telefonia mobile, offrendo prezzi più bassi rispetto alle attuali proposte convenienti. L’arrivo del nuovo operatore, però, slitta a novembre-inizio 2018.
Enel sugli scudi ma smentisce i rumor di vendita di Endesa
Seduta vivace per Enel sulle indiscrezioni di stampa sulla possibile cessione del controllo di Endesa a fondi di private equity, subito smentita dalla società. Il titolo ha poi limato i guadagni, così come ha fatto Endesa a Madrid. Il quotidiano spagnolo El Confidencial ha scritto che il gruppo sta per cedere il controllo di Endesa ad alcuni fondi di private equity. «Enel, ancora una volta, smentisce qualsiasi indiscrezione relativa alla possibile vendita di Endesa», ha detto Enel. «Si tratta di vecchie speculazioni senza fondamento», bolla i rumor il gruppo elettrico.
Tenaris, che come il resto del settore energetico ha scontato il calo del prezzo del petrolio, ha perso terreno all’indomani della diffusione dei dati più recenti sul numero di trivelle attive a livello mondiali. Cifre, notano gli analisti dell’Icbpi, coerenti con le stime di crescita del business della società, che tuttavia appaiono «già del tutto scontate dalle attuali quotazioni del titolo».
Azimut debole dopo che nella serata di ieri la società ha annunciato che Marco Malcontenti ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di co-amministratore delegato e chief financial officer al termine di un ciclo di 15 anni all’interno del gruppo. La società ha già individuato un successore, che assumerà l’incarico di chief financial officer. «Malcontenti è ben conosciuto dagli investitori e l’uscita potrebbe essere vista negativamente nel breve», notano gli analisti di una sim milanese.
Dollaro si rafforza in attesa della Fed, debole il petrolio dopo le scorte Usa
Sul mercato dei cambi, l’euro perde qualche posizione sul dollaro ed è scambiato a 1,0546 (da 1,0578 ieri). La moneta unica vale inoltre 120,92 yen (da 120,57 yen), mentre il rapporto fra dollaro e yen si attesta a 114,66 (da 113,72). Petrolio in netto calo: il future aprile sul Wti cede l’1,79% a 52,19 dollari al barile mentre la consegna maggio sul Brent scivola dell’1,52% a 55,07 dollari.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)