Banchi deserti alla Camera per il testamento biologico
610 assenti. Quattro ore di dibattito in un’Aula semideserta
C’era più gente fuori da Montecitorio, che nella sua austera aula. Fuori, c’erano i Radicali italiani dell’Associazione Luca Coscioni guidati da Marco Cappato che dopo aver accompagnato Dj Fabo a morire in Svizzera sta addosso ai politici perché diano all’Italia almeno una legge sul biotestamento, in attesa che i tempi tornino maturi per affrontare il grande tema dell’eutanasia. Dentro l’aula della Camera però la battaglia così sentita sui media, e sullo sfogatoio collettivo dei social network, i duelli laceranti scatenati dai casi come quello di Fabiano Antoniani che è dovuto andare a morire in esilio, era solo un’eco attutita dal silenzio che può fare una stanza del genere quando dentro ci sono venti deputati al massimo.
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Va detto subito che ieri era giornata di discussioni generali sul testo e chi conosce le procedure sa che a presenziare sono tenuti solo coloro che, di ogni partito, hanno lavorato alla legge. Persino i grillini che in passato si sono intestati campagne a effetto sull’esiguità dei giorni di lavoro, ieri mettevano in guardia da tentazioni demagogiche: «Parliamo dei contenuti importanti, non dei numeri» dicevano Matteo Mantero e Silvia Giordano. Ma è un vecchio adagio delle cronache parlamentari quello che vuole che ogni tanto ci si ricordi che le Camere lavorano a pieno regime solo dal martedì al giovedì. In questo caso, però, c’è il di più di una portata simbolica che fa riflettere chi chiede che la politica dimostri partecipazione sui diritti, troppo spesso lasciati in mano alle sentenze dei giudici o ai dibattiti tv. È vero, ci saranno tempo e modo per le discussioni animate, ma ieri era una data storica: una legge sul testamento biologico, che in altri Paesi è realtà da tempo, è approdata in aula e alla Camera dovrebbe passare facile con i voti di Pd, M5S, e la sinistra tutta. Al Senato il discorso si complica, sia per i numeri, sia perché il testo potrebbe arrivare agli sgoccioli della legislatura. Di certo, sarà a Palazzo Madama che si scatenerà l’ostruzionismo di Ncd, Lega Nord e chi in Forza Italia, non tutti, è contrario alla legge che porta come prima firmataria la deputata dem Donata Lenzi. Il governo è spaccato, la maggioranza che vota a favore spera che il testo passi indenne dagli emendamenti. Anzi che venga integrato dall’inserimento della sedazione palliativa continua e profonda che aiuterebbe il paziente a morire senza soffrire.
Difficile invece che passeranno le proposte di normare i casi simili a quello di Eluana Englaro, che non aveva lasciato nulla di scritto e la cui volontà è stata ricostruita a posteriori. La legge prevede che i Dat (disposizioni anticipate di trattamento) siano scritti o registrati. La modifica spaccherebbe il Pd che per ora tiene. Pochi i cattolici contrari. Tra chi ha portato le ragioni dei credenti dem ieri ha parlato Giovanni Burtone. Il tentativo di Ncd sarà di emendare la parte che considera trattamenti sanitari la nutrizione e l’idratazione artificiale, consentendone l’interruzione. Perché per i centristi togliere acqua e cibo sarebbe di fatto aprire all’eutanasia.
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