L’allarme del Viminale sui profughi
I dati sono impietosi: nei primi 73 giorni del 2017 i migranti soccorsi in mare sono aumentati del 67%. Se erano 9.496 quelli sbarcati al 14 marzo 2016, sono stati 15.852 quelli giunti dalla Libia in pari data del 2017. E così nelle stanze del governo ci si prepara al peggio. Secondo una proiezione che circola sui tavoli dei ministri, ci si attende che nel 2017 saranno infranti tutti i record di accoglienza degli anni scorsi. La nuova stima è che dalla Libia arriveranno 250 mila persone. L’anno scorso ne sono arrivate 181 mila.
Un fiume inarrestabile, ecco che cosa sembra la rotta mediterranea della migrazione. E c’è da dire che la Guardia costiera libica – su cui facciamo molto conto, in prospettiva – ha cominciato a dare segni di risveglio. Avevano soccorso in mare appena 600 persone nel corso del 2015; ne hanno fermato 16 mila l’anno scorso.
Evidentemente non basta, però. Se ne è parlato anche ieri, in una riunione al Viminale del comitato misto italo-libico. «Da entrambe le parti è stata manifestata determinazione a portare avanti un impegno deciso, volto al raggiungimento di risultati tangibili», si legge nel comunicato ufficiale. Già ad aprile, conclusi i corsi per ufficiali, saranno consegnate le prime motovedette «libiche», che nel 2011 erano riparate in Italia: sei sono pronte e ormeggiate a Biserta, in Tunisia; quattro ancora in manutenzione in Italia.
In attesa degli auspicati «risultati tangibili» sulla sponda libica, intanto, al Viminale osservano i numeri e si adeguano. I piani di redistribuzione tra i Comuni – applicando il coefficiente di 2,5 migranti per mille residenti – erano tarati su una accoglienza globale di 200mila stranieri a cui assicurare vitto e alloggio. Ma se i numeri aumentano del 67%, probabilmente quel piano andrà rivisto e si consideri che il Viminale si trova attualmente a gestire già 173.973 persone.
Il ministero, poi, avrebbe visto con favore la nascita di una sezione dedicata ai minori non accompagnati nell’ambito del sistema Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che è gestito dagli enti locali e pagato dallo Stato. Ma siccome i tempi sono lunghi, e i minori non accompagnati continuano a sbarcare in massa (al 6 marzo sono arrivati in 2.230), i prefetti sono stati incaricati di predisporre nuovi centri di prima accoglienza per minorenni. Era una richiesta storica dei Comuni. «Già la materia è delicata, figurarsi quando ci sono di mezzo degli adolescenti. I Comuni rischiano davvero di andare in crisi», racconta il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, responsabile Immigrazione dell’Anci.
L’Associazione nazionale dei comuni italiani è in prima fila. Si batte per convincere i sindaci ad aderire al sistema Sprar. Si registra però più di qualche ritrosia da parte dei Comuni retti dal centrodestra, specie quando il sindaco è leghista. Ci sono anche frizioni in molte realtà tra i prefetti e i sindaci. «In generale – dice ancora Biffoni – c’è un buon clima. Mi dicono che sarebbero una sessantina i nuovi Comuni in Liguria che hanno deciso di aderire. Io dico sempre a tutti: è una rogna di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma ora c’è e dobbiamo gestirla». Domani il presidente dei sindaci, il barese Antonio Decaro, salirà al Viminale con una delegazione dell’Anci per fare il punto con il ministro Marco Minniti.
Il piano del ministro, che coniuga severità verso i clandestini e accoglienza per chi ha diritto ad essere accolto, incontra qualche difficoltà in Parlamento. Il gruppo Sinistra italiana annuncia che mai voterà il suo decreto, ma era una posizione dichiarata. «L’accoglienza – ripeteva Minniti anche ieri – ha un limite nell’integrazione. Un Paese che non pensa all’accoglienza e non pensa insieme all’integrazione, rischia di mettersi in una condizione difficile nel rapporto con il suo presente e il suo futuro».
Intanto è stato formalizzato l’ingresso legale di 30.850 lavoratori extracomunitari per il 2017. E oggi Minniti vedrà il suo collega Maurizio Martina, dell’Agricoltura, che preme per l’attuazione del piano di accoglienza dei migranti stagionali. Minniti concorda: «Un Paese civile non può permettersi ghetti. Siamo partiti da quello di Rignano per una serie di iniziative che porterà a cancellare i ghetti di lavoratori sfruttati». Per avere successo, però, «dobbiamo affrontare una questione più grande, quella dell’immigrazione illegale».
Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, tiene il tema in evidenza nel suo tour di candidato alle primarie. «Niente ipocrisie – dice -. Nei prossimi decenni la Nigeria avrà 500 milioni di abitanti, come l’intera Unione Europea. Raccontare che si possano fare muri è un modo di prendere in giro la gente. Il problema è gestire questo fenomeno e fare in modo che l’impatto sulla nostra società non abbia effetti negativi».
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