Referendum voucher, la data è il 28 maggio. Decreto del governo per evitarlo
Roma, 15 marzo 2017 – La data del referendum sull’abolizione dei voucher è stata fissata: 28 maggio. Ma se davvero la consultazione si terrà lo cominceremo a capire domani, quando la commissione lavoro della Camera approverà il testo definitivo da mandare in aula. A scegliere di andare al voto l’ultima domenica di maggio è stato il Consiglio dei ministri, ma il governo nel frattempo sta facendo di tutto per sminare la strada che porta ai referendum promossi dalla Cgil e approvati dalla Consulta (oltre ai voucher c’è anche la responsabilità solidale negli appalti). La confederazione della Camusso non vuole sentir parlare di buoni lavoro utilizzabili dalle micro imprese e della possibilità di pagare con i 10 euro anche le prestazioni dei disabili: “Proposta aberrante”, ha detto Camusso.
Ieri la commissione lavoro della Camera presieduta dal Pd Cesare Damiano ha condiviso il testo approvato dal comitato ristretto che, appunto, prevede i voucher anche per le imprese senza dipendenti. Ma non è detto che il testo finale sia una fotocopia, visto che fino alle 16 di oggi si potranno presentare emendamenti. “Il testo base è suscettibile di modifiche, non è escluso che la possibilità di usare i voucher sia limitata alle sole famiglie”, spiega Damiano. Difficile invece un ripensamento sui disabili. L’ultima parola spetta comunque alla Cassazione, che dovrà decidere se il nuovo intervento legislativo del governo fa venire meno i presupposti del referendum. La suprema Corte, prima di decidere, dovrà sentire le ragioni del comitato promotore (cioè la Cgil), ma non ha alcun vincolo: può agire con totale discrezionalità. È evidente che se l’uso dei voucher verrà limitato alle famiglie il referendum non si terrà, ma anche se restasse la possibilità di utilizzare i buoni nei settori produttivi, il parere potrebbe essere comunque favorevole al governo, poiché il Parlamento ha apportato numerose modifiche alla normativa attuale. Modifiche che, come ha fatto capire il ministro del Lavoro Poletti, verranno approvate con un decreto legge per stringere i tempi ed evitare di far rosolare il governo durante una campagna referendaria che la Cgil preannuncia durissima. Il premier Gentiloni, alla fine del Cdm ha detto: “Correggeremo le norme oggetto del referendum”. Il decreto potrebbe arrivare già venerdì.
Resta aperta una serie di problemi politici. Il primo appare minore: la Cgil, gli scissionisti del Pd, il candidato alla segreteria del Nazareno, Emiliano, e le opposizioni chiedono l’election day per accorpare l’eventuale voto referendario alle prossime amministrative. Il governo non chiude su questa ipotesi. Ma se davvero il referendum si terrà cosa farà Mdp? Voterà con le opposizioni, rischiando di far cadere il governo (ipotesi al momento disastrosa per gli scissionisti dem) o si schiererà contro la Cgil nel suo primo atto politico? E cosa faranno gli alleati di Renzi? Ieri l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi è stato molto critico: “Si vada a referendum, perché la supposta mediazione equivale alla cancellazione dei voucher”.
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