Lo Statuto M5S inchioda Grillo “titolare” e “gestore” del blog

jacopo iacoboni
 

È una vicenda che, assieme ad altre, può entrare nel cuore della cyberpropaganda pro M5S e diventare un caso di scuola. Nella memoria difensiva per una nuova querela per diffamazione arrivata a Beppe Grillo dal Pd (il blog e tweet diedero sostanzialmente dei corrotti a Renzi e Boschi per Tempa Rossa, i due non furono mai neanche indagati; ora il Pd chiede un milione di danni), gli avvocati del capo del M5S scrivono: Grillo «non è responsabile, quindi non è autore (suo sinonimo), né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del blog, né degli account twitter (corsivi nostri), né dei tweet e facebook, non ha alcun potere di direzione né di controllo sul blog né sugli account twitter, né dei tweet o facebook, e tanto meno di, e su, ciò che ivi viene postato».

 Grillo scarica addosso ad altri eventuali denari da pagare, separandosi da ciò che avviene in suo nome nello spazio cibernetico. Ma addosso a chi? Alla Casaleggio? Al dipendente che gestisce i suoi social? A uomini della comunicazione ufficiale, o dell’Associazione Rousseau? E «gli account», quali sono esattamente? Gli avvocati non usano il singolare (eppure l’account in causa qui è solo quello di Grillo). Usano il plurale.

 

La memoria è firmata da tre legali, Enrico Grillo, Guido Torre, Michele Camboni. Il primo è il nipote di Beppe e, soprattutto, è tra i firmatari (assieme al comico e Enrico Maria Nadasi) di un atto storico, il cosiddetto statuto di cui il M5S si dovette dotare (nel dicembre 2012 a Cogoleto, vicino a Genova) per evitare, disse il fondatore M5S, di correre il rischio di non potersi presentare alle elezioni. Oggi Grillo dice: «Rispondo solo dei post firmati». Tuttavia in quell’atto fondativo, all’articolo 4, è scritto il contrario: «Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile all’indirizzo www.beppegrillo.it (…) , mette a disposizione dell’Associazione Movimento cinque stelle la pagina del blog». La conclusione: «Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo (…) titolarità e gestione della pagina del blog». Peraltro, nella memoria difensiva attuale Enrico Grillo è difensore di Beppe Grillo; nello «statuto» del M5S è, circostanza mai smentita, vicepresidente M5S. Nella pagina del blog, invece, sta scritto che Grillo è titolare per la privacy, e la Casaleggio è titolare del trattamento dei dati. L’intestatario formale è (cosa nota) tale Emanuele Bottaro.

 

È un sistema che rende difficile, ma non impossibile, accertare responsabilità di testi, e favorisce le anonimizzazioni; facebook e account su twitter pongono più problemi di individuazione. Oggi gli avvocati di Grillo scrivono anche (al punto D): «Orbene, il blog citato dall’attore (…) è gestito dalla Casaleggio Associati srl, e non da Giuseppe Grillo». Grillo ci sta dicendo, insomma: prendetevela con ciò che avviene in Casaleggio? Sarebbe la rottura di un vecchio patto che aveva; ma con Gianroberto; non con Davide.

 

Marco Canestrari, ex di quell’azienda, spiega: «ll blog è il centro di un progetto di cui Grillo non è ideatore né amministratore, ma testimonial. Per un po’ Grillo è stato tenuto al corrente delle iniziative della Casaleggio. Poi si è solo fidato. Ora non lo riguardano. O così vorrebbe. In diverse circostanze, il ruolo di chi si offre di accollarsi determinati oneri è detto “prestanome”».

 

Gianroberto Casaleggio – al Fatto che gli chiedeva «quanti post del blog sono suoi e quanti di Grillo?» – rispose: «Sono tutti nostri. Ci sentiamo sei-sette volte al giorno per concordarli, poi io o un mio collaboratore li scriviamo, lui li rilegge. E vanno in rete». Scomparso lui, cosa è successo? Mesi dopo la sua morte, con lo spettro di dover pagare tanti risarcimenti danni, Grillo si sta separando dall’azienda, e dalla cyberpropaganda pro M5S?

 

La causa, contrariamente agli alternative facts esposti ieri sul blog, è in piedi. È stata solo riassunta da Genova a Roma, da qui a tre mesi.

LA STAMPA

 

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